Milano, 27 novembre 2025 – Annalisa è la star di copertina del nuovo numero di Grazia, diretto da Silvia Grilli, con un’intervista e un servizio fotografico esclusivi.
L’energia degli Anni 80 con cui ci fa ballare. Le volte in cui si sente una tigre inquieta. La sfida ai maschi narcisi e la gioia di sentirsi sexy sul palco. Mentre l’album Ma io sono fuocoscala le classifiche, Annalisa – cantautrice dei record, la donna con più singoli piazzati ai vertici della classifica, 52 dischi di platino e 14 d’oro, la prima italiana che l’anno scorso negli Stati Uniti ha conquistato un Global Force Award ai Billboard Women in Music – parla delle passioni che l’hanno cambiata e di come la ragazza insicura di un tempo è ora una donna che dà voce ai suoi sogni.
Ci sono il fuoco del cambiamento, della passione, della scintilla creativa. Anche della rabbia. Quale in questo momento le appartiene di più? «Quello della passione. In me è qualcosa che ribolle sempre sottotraccia, mi stimola a cambiare, a trasformarmi senza perdere la mia identità, l’essenza di quella che sono. È la scintilla che mi aiuta a seguire le inclinazioni e che fa scattare la creatività. Ma c’è anche il fuoco della rabbia».
E che cosa lo scatena in Annalisa? «Le ingiustizie. Per esempio quando vedo chi soffoca la libertà degli altri di essere quello che vogliono davvero e non rispetta le scelte. È un tema che le donne conoscono bene».
Nell’album parla schiettamente a uomini e donne. Non sono prevedibili i personaggi dei suoi testi: maschi fragili o narcisi, ragazze forti o molto ingenue. Non fa sconti. «È sacrosanto rimarcare che noi donne facciamo più fatica, ma a volte si rischia di banalizzare e appesantire. Sogno un mondo in cui non si debba più specificare che parliamo di una donna, di un uomo, di qualcuno con un certo tipo di gusti sessuali. A me piacerebbe che si parlasse di persone e delle loro storie. Perché nessuno è perfetto o ha la verità in tasca per giudicare. È attraverso le imperfezioni e i momenti di sconforto che a volte diventiamo più umani. Sul palco io metto in piazza i miei sentimenti, la mia vita e le mie fragilità. E ai ragazzi che mi seguono vorrei che arrivasse il messaggio che anche loro possono liberarsi di ogni maschera».
In “Amica” parla di un amore finito e di come superarlo. Chi sono i suoi amici oggi? «Gli stessi della mia infanzia, mi tengono salda e radicata. Confrontarmi con loro mi ribadisce le cose più importanti».
Nessuno che è cambiato dopo il suo successo? «Sì, mi è capitato. La verità è che io non mi sento diversa da prima. A volte mi ha fatto male vedere che alcuni amici non mi cercavano più e si erano allontanati. Forse hanno avuto paura di condividere con me le loro vite perché il mio è un mondo che spaventa».
Annalisa, lei è molto diversa dai suoi esordi. Ha acquisito la consapevolezza della sensualità. «Da ragazza ero quella che si vestiva con i pantaloni larghi, “scasciata”. Mi proteggevo dicendo a me stessa che della femminilità non avevo bisogno. La verità è che facevo fatica a piacermi. Con il tempo ho capito i miei punti di forza e quelli che ancora mi bloccano».
In Italia spesso le artiste particolarmente sensuali sul palco vengono attaccate, come se questo minasse la loro credibilità artistica. «È un pregiudizio difficile da scardinare. Ma ho fiducia, lo farà il tempo. Serve parlarne perché è una visione limitata e generazionale, che non appartiene ai più giovani. Quando una di noi si esibisce, mette in conto che ci sarà chi la giudicherà per quanto è sexy. Ma non deve essere il limite. La battaglia per la credibilità delle donne, il cui merito non dipende da bellezza, amicizie potenti o età, è una di quelle che più mi sta a cuore».
L’intervista integrale è sul nuovo numero di Grazia in edicola e su app da oggi.




