Cinque pattuglie e le assistenti sociali si sono presentate davanti alla famiglia che ha scelto di vivere nel bosco per portare via i figli minorenni

Da oggi quei bambini non vivranno più nel bosco, non svolgeranno più lezioni con la maestra privata, non avranno più la loro casa e il loro padre. Infatti lo Stato ha deciso di portarli via dal genitore, insieme alla loro madre. Sono stati spostati la bambina di otto anni e i due fratellini di sei in una struttura protetta di Vasto. I bimbi che vivevano in un bosco in Abruzzo insieme ai loro genitori di origine anglo-australiana da ieri pomeriggio la famiglia è stata smembrata.

Una vita diversa quella scelta dalla famiglia contro la routine, ma che il Tribunale dei minori dell’Aquila ha deciso di separare per collocarli in una comunità  educativa per metterli in un periodo in osservazione, con loro c’è la madre, che è riuscita ad ottenere di seguire i suoi figli grazie alla mediazione del legale, Giovanni Angelucci. “Come si fa a strappare via i figli dai propri genitori? Rimarranno traumatizzati”, queste le parole del genitore che è rimasto fuori dalla struttura con la speranza di rivedere i suoi bambini.

Secondo il Tribunale “la deprivazione del confronto fra pari in età da scuola elementare può avere effetti significativi sullo sviluppo del bambino, che si manifestano sia in ambito scolastico che non scolastico”. E ancora è stato necessario allontanarli dall’abitazione: “in considerazione del pericolo per l’integrità fisica derivante dalla condizione abitativa, nonché dal rifiuto da parte dei genitori di consentire le verifiche e i trattamenti sanitari obbligatori per legge”. Inoltre, “l’assenza di agibilità e pertanto di sicurezza statica, anche sotto il profilo del rischio sismico e della prevenzione di incendi, degli impianti elettrico, idrico e termico e delle condizioni di sicurezza, igiene, salubrità dell’abitazione, comporta la presunzione ex lege dell’esistenza del periodo di pregiudizio per l’integrità e l’incolumità fisica dei minori”.

L’avvocato della coppia sta già procedendo ad impugnare la decisione: “Nella sentenza di ieri sono state scritte falsità. I provvedimenti non si commentano ma si impugnano, per questo faremo ricorso”.  E poi: “Sono andati in cortocircuito – continua il legale -nell’ordinanza di insiste ancora sull’istruzione dei minori che, secondo i giudici, non avrebbero l’autorizzazione all’homeschooling. Alla più grande viene anche contestato l’attestato di idoneità per il passaggio alla classe terza perché non ratificato dal ministero. Attestato che, invece, c’è ed è anche protocollato”.

Il fascicolo della coppia (lei Catherine Birminghan e suo marito Nathan Trevallion) era finito sulla scrivania del giudice dopo una segnalazione, lo scorso aprile, per un’intossicazione da funghi, che aveva reso necessario il ricorso all’ospedale.