Dal volley professionistico al mondo della logistica, passando per la moda e il design: il percorso di un imprenditore che costruisce nuove categorie riconoscendo il primato dei campioni e che qualcuno tempo fa ha definito Principe.

Dallo sport all’imprenditoria
Ci sono percorsi di vita che non seguono strade canoniche e proprio per questo riescono a
produrre risultati che talvolta sono unici.
È il caso di Sergio Boroni, ex pallavolista professionista, una laurea in Economia e una visione
particolare del mondo della creazione di progetti imprenditoriali.
Lo sport, racconta, è stato una scuola di vita che gli ha insegnato a gestire la pressione, vivere il
presente, affrontare la sconfitta e a far passare molto in fretta la celebrazione della vittoria.
Una palestra che gli ha dato da una parte -paradossalmente- l’insicurezza necessaria per
lanciarsi nell’imprenditoria e dall’altra il coraggio di esplorare territori nuovi.
Senza mai mollare: “Quando ho deciso una cosa vado fino in fondo, costi quel che costi” dice.
Le prime sfide e le lezioni da imparare
Il debutto nel mondo del business è stato con un’idea pionieristica: la prima sartoria online in
Italia, un progetto che anticipava di anni l’ingresso sul mercato di piattaforme come Lanieri.
Nonostante l’intuizione fosse forte e provocatoria, il progetto era pronto ma non decollò come
sperato. “Non avevo ancora le risorse e le competenze necessarie ma quell’esperienza mi ha
insegnato più di qualsiasi corso di management”, spiega oggi Boroni.
Da quella prima avventura ha portato con sé una consapevolezza: l’innovazione è importante,
ma altrettanto lo sono la tempistica e la capacità di costruire strutture solide intorno a un’idea.
La svolta nella logistica
La vera svolta arriva con il settore della micro-logistica, con i ritiri dell’ultimo miglio: “Tutti
parlavano di consegne consegne, io ho pensato di concentrarmi sui ritiri: il problema le persone
ce l’hanno quando devono spedire, non quando devono ricevere la merce, io ho voluto
risolvere quell’aspetto”.
In pieno centro a Milano aprì un’attività di brokeraggio di spedizioni, riuscendo a trasformarla in
un punto di riferimento per studi legali, notai, commercialisti e grandi aziende.
Mentre molti concorrenti chiudevano, lui ha continuato a crescere, puntando sulla qualità dei
rapporti personali e sulla costruzione di un sistema concreto e davvero utile per i clienti.
Questa esperienza e la stessa logica di pensiero lo hanno portato a individuare una nicchia
ancora inesplorata: la possibilità di semplificare il più antipatico ma l’unico e veramente
necessario dei processi postali.
Grazie allo sviluppo di un software proprietario e a un dialogo diretto con i massimi vertici di
Poste Italiane, Boroni ha creato un sistema che consente di inviare raccomandate cartacee senza
recarsi fisicamente negli uffici postali.
Un’innovazione che oggi sta coinvolgendo migliaia di rivenditori convenzionati e che risolve
drasticamente un problema tanto fastidioso quanto irrinunciabile.
Brera Eyewear: il design che incontra l’impresa
Parallelamente, la passione per il mondo del design e della moda lo ha portato a fondare Brera
Eyewear.
Qui la sua visione si è espressa in modo ancora più radicale e libero: invece di seguire il
modello tradizionale dei grandi player che acquisiscono licenze di marchi di moda, lui ha scelto
la strada opposta, stringendo collaborazioni con architetti e designer di fama mondiale e dando
vita a capsule collection firmate da loro ma prodotte a marchio Brera.
Un modello che ha creato una nuova categoria di consumo e che ha mostrato come sia
possibile costruire un brand dal respiro internazionale partendo da un’idea diversa, fuori dagli
schemi. “Mi piace creare da zero ciò che prima non c’era. Non cerco la speculazione ma voglio
vivere la soddisfazione di dare vita a qualcosa di nuovo”, racconta Boroni.
Ispirazioni e chi lo ha definito Principe
Il vero riferimento costante della sua vita è sicuramente e senza paragoni Giorgio Armani, del
quale si sente rappresentato e rappresentante: “Ha creato un mondo nel quale sto bene,
condivido tutto di lui e ammiro la sua storia, la persona, il lato creativo e quello manageriale”.
A seguire Leonardo Del Vecchio, simbolo di visione, coraggio imprenditoriale e attenzione a chi
sta davanti ma soprattutto dietro il suo lavoro.
C’è un concetto che definisce Sergio Boroni, ed è quello dello stare bene nell’essere il secondo
dietro ai grandi, irraggiungibili, giganti, enormi… ma non molto liberi; questa definizione ha
portato qualche tempo fa un collega giornalista a definirlo “un Principe”.
Non un re che deve difendere un trono, ma una figura libera, elegante, capace di muoversi tra i
settori con disinvoltura ma comunque allo stesso tempo rispettata. “Non punto a eguagliare i
leader di settore, hanno realizzato risultati in condizioni diverse dalle mie. Al contrario, li ammiro,
mi faccio ispirare da loro e ragiono su concetti che li hanno portati a realizzarsi. Dietro di loro c’è
uno spazio infinito e molto fertile, un terreno in cui è possibile creare senza pressioni e costruire
un’identità solida perché tutti sono focalizzati a diventare il numero uno di qualcosa mentre a
me va bene essere il numero due, l’unico, è lì che voglio posizionarmi”.
Un approccio che unisce ambizione e consapevolezza, e che lo rende un unicum nel panorama
imprenditoriale italiano.
Progetti futuri
Oggi Boroni sta lavorando a tenere vivo quello che ha fatto nascere ma non rinuncia a spaziare
in nuovi progetti che vanno dalla moda al cinema, fino a collaborazioni con professionisti di altre
discipline.
L’obiettivo rimane lo stesso: mettere la creatività al centro del pensiero per differenziarsi da
quello che già c’è, costruire sistemi funzionali e generare valore reale.
“Il lavoro è uno strumento totale e l’unico che fa esprimere le qualità delle persone ma deve
incastrarsi anche con altre esigenze di vita. È questo che mi permette di affrontare ogni sfida con
entusiasmo e di mantenere la libertà necessaria per emozionarmi”.