Lo stilista è morto a 91 anni

Da quasi 24 ore il mondo della moda e non solo piange l’improvvisa scomparsa dello stilista Giorgio Armani, creatore dell’omonima casa di moda.

Armani, per anni simbolo di eleganza e di italianità nel mondo, verrà salutato con una camera ardente e una funzione funeraria privata nella giornata di domenica. Lunedì, invece, è stato indetto il lutto cittadino a Milano dove viveva e lavorava da anni e a Piacenza dove nacque.

Cosa ne sarà però del suo impero? La domanda sorge spontanea.

Giorgio Armani non aveva eredi diretti. In famiglia restano tre nipoti e la sorella Rosanna (86). Silvana (69) e Roberta (54) sono figlie del fratello Sergio, mentre Andrea Camerana (55), figlio di Rosanna, è sposato con la cantante Alexia ed è imparentato con gli Agnelli.

L’assetto della successione è stato pianificato da tempo: nel consiglio di amministrazione siedono i familiari, il compagno degli ultimi anni e manager Pantaleo Dell’Orco e Federico Marchetti (fondatore di Yoox). La Fondazione Armani, oggi titolare dello 0,1% del gruppo, avrà un ruolo chiave. Lo statuto prevede sei categorie di azioni, con i soci A e F dotati di poteri di maggioranza anche senza detenere la maggioranza del capitale. È probabile che proprio la Fondazione ricada in queste categorie, così da garantire continuità strategica.

Il gruppo Armani nel 2024 ha registrato 2,3 miliardi di ricavi e 74,5 milioni di utile, con investimenti raddoppiati a 332 milioni. In quattro anni, post-pandemia, gli utili hanno sfiorato i 600 milioni, fonte primaria di reddito per gli eredi.

Lo statuto vincola inoltre l’azienda a principi fondanti voluti da Armani: reinvestimento degli utili, equilibrio finanziario, attenzione a innovazione e qualità, espansione internazionale del marchio e un approccio prudente alle acquisizioni. Una cornice pensata per preservare lo “stile Armani” anche oltre la figura del fondatore.