L’ex Miss Italia finisce al centro delle polemiche dopo un video su TikTok in cui mostra la pancia parlando di grasso in eccesso, ma il suo corpo magrissimo scatena il dibattito sull’autopercezione e il messaggio pericoloso che può arrivare alle più giovani

Negli ultimi anni, l’ossessione per un corpo perfetto ha assunto contorni sempre più estremi, trasformandosi da aspirazione estetica a vera e propria patologia culturale. Tra filtri, ritocchi digitali e modelli irraggiungibili, moltissime ragazze – spesso giovanissime – si ritrovano in una spirale pericolosa fatta di diete estreme, allenamenti ossessivi e disfunzioni alimentari. L’immagine riflessa nello specchio non corrisponde più alla realtà, ma a un ideale distorto alimentato ogni giorno dai social e da messaggi subdoli che confondono salute e magrezza, benessere e controllo.

È in questo contesto che esplode il caso di Zeudi Di Palma, ex Miss Italia ed ex concorrente del Grande Fratello Vip, finita al centro di una bufera mediatica dopo la pubblicazione di un video su TikTok.

Nel filmato, Di Palma si riprende mostrando la pancia e parlando apertamente di “grasso in eccesso”, ma il dettaglio che ha indignato migliaia di utenti è evidente: di grasso addominale non c’è nemmeno l’ombra, anzi, il fisico della ragazza appare magrissimo, scolpito e ben lontano da qualsiasi imperfezione.

In poche ore il video ha scatenato una valanga di commenti critici. C’è chi accusa Zeudi di inviare un messaggio dannoso, soprattutto alle adolescenti che la seguono e chi si chiede se non sia lei stessa vittima di una percezione alterata del proprio corpo. Un corto circuito pericoloso che merita attenzione e riflessione, perché quando una giovane donna con un corpo oggettivamente magro si mostra insoddisfatta e parla di grasso, il rischio è che chi ha un fisico normale o in trasformazione si senta inadeguato o sbagliato.

Il problema, però, non è solo di Zeudi Di Palma. Il suo video è il sintomo di un malessere molto più diffuso, che coinvolge influencer, modelle, ma anche persone comuni. La pressione sociale, amplificata dai social network, ha fatto del corpo un campo di battaglia dove l’autostima si misura in centimetri di vita e in definizione muscolare e, spesso, nemmeno il raggiungimento di un corpo apparentemente perfetto basta a restituire equilibrio interiore o una visione oggettiva di sé.

Da parte sua, Di Palma non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali in merito alle critiche ricevute, ma il suo gesto, forse involontario o ingenuo, solleva un interrogativo urgente: che tipo di messaggi stiamo normalizzando? E soprattutto, chi tutela le giovanissime che crescono pensando che anche un ventre piatto debba essere motivo di vergogna o miglioramento?

In un momento storico in cui le problematiche legate al corpo sono sempre più legate alla salute mentale, è fondamentale che figure pubbliche, media e piattaforme social si assumano la responsabilità di promuovere messaggi realistici, sani e inclusivi. La bellezza non è sinonimo di magrezza estrema e la salute non si misura in base a standard estetici imposti dall’algoritmo.

Il caso Di Palma non va archiviato come l’ennesima polemica social, ma deve essere letto come un campanello d’allarme. Serve educazione all’immagine, serve alfabetizzazione emotiva e, soprattutto, serve restituire ai corpi (tutti i corpi) il diritto di esistere senza essere continuamente sottoposti a giudizio, perfezionamento o confronto.