Siti sessisti: la polizia postale ha inviato la prima informativa alla procura di Roma che nei prossimi giorni aprirà il fascicolo e ascolterà il gestore del sito
Oltre 700mila e più uomini bramosi di immagini di donne, volti pubblici e privati, finite in rete sul sito “Phica”, chiuso dai gestori lo scorso giovedì. Immagini con commenti osceni, e dietro c’è probabilmente un grande business. Di questo ne è convinta la polizia postale.
Gli uomini in divisa hanno inviato la prima informativa alla procura di Roma, che, nei prossimi giorni, è pronta ad aprire un fascicolo e ad ascoltare il gestore del sito. Si tratterebbe di un italiano con server e società registrate all’estero.
Come riporta Repubblica, “nelle sue tasche finivano tutti i flussi di pagamento provenienti dai domini di Phica.net e Phica.eu. Un fiume di soldi arrivato non solo grazie ai click — 600mila visualizzazioni al giorno, 20 milioni di visite al mese da vent’anni in qua, secondo le stime di Hypesat — , ma anche da un sistema raffinato di raccolta pubblicitaria, che poggiava sulla vendita di banner di siti porno estremamente remunerativi”.
Ma non è tutto. Secondo gli inquirenti, Phica.net e Phica.eu sarebbero solo due siti di un network più ampio che sfrutta anche l’intelligenza artificiale per sviluppare “domini gemelli che reindirizzavano traffico e vendite”.
In più allo scopo di rimuovere l’account con i relativi commenti misogini gli uomini erano disposti a pagare cifre esorbitanti. “E alle donne, finite a loro insaputa in vetrina sul forum, venivano proposti addirittura dei pacchetti da 250 a mille euro al mese, più extra, per garantire loro una sorta di sorveglianza digitale e la cancellazione delle foto e dei commenti” come Repubblica ha raccontato.
Adesso, partiranno nei prossimi giorni, le perquisizioni e i sequestri.