Domani non dovremo chiederci quanti chilometri dobbiamo fare, andando poi a calcolare mentalmente se siamo abbastanza in forze per farcela, se farà troppo caldo o, invece, non è prevista pioggia, se gli acciacchi arrivati il giorno prima cui si sono sommati quelli del giorno stesso ci permetteranno comunque di procedere senza problemi. Domani partiremo per La Coruña, nel pomeriggio, e comincerà un’altra parte di questo nostro viaggio, tecnicamente più equiparabile a una vacanza normale. E nessuno di noi sembra particolarmente entusiasta della cosa. Ovviamente non perché non si sia tutti contenti di vedere i luoghi bellissimi che andremo a vedere, abbiamo scelto di passare qualche giorno qui, nonostante il nome “Costa della Morte” potrebbe anche non essere così invitante, in effetti, proprio perché sappiamo che è una regione bellissima, meritevole della nostra attenzione. È più una faccenda di essere ormai entrati in un mood, quello del pellegrinaggio, e di faticare a uscirne.
Dico questo mentre ho un dolore insistente al dorso del piede sinistro, a entrambe le ginocchia e anche alla schiena, nel punto esatto dove per giorni ha poggiato il pesante zaino che ho portato mentre percorrevo a piedi, piedi che indossavano un salvifico e forse anche miracoloso paio di scarpe da passeggio acquistate ormai quattro anni fa da Decathlon, ormai uscite di scena, le avevo caldeggiate agli altri componenti della mia famiglia, ma quando siamo andati per comperarle non c’erano più, scarpe ora un po’ malconce ma ancora buone per camminarci, giusto da passare in lavatrice una volta tornati a Milano, dico questo mentre ho un dolore insistente al dorso del piede sinistro, a entrambe le ginocchia e anche alla schiena, nel punto esatto dove per giorni ha poggiato il pesante zaino che ho portato mentre percorrevo a piedi cento e passa chilometri, stanti solo a quelli fatti nel percorso del Cammino, quasi il doppio se ci mettiamo quelli percorsi nei nostri pomeriggi da turisti, e nel dire questo mentre sto messo così, lo so, sembro un po’ un matto.
Il fatto è che ho fatto il Cammino di Santiago per questioni religiose, come ieri abbiamo dichiarato all’ufficio che ci ha poi dato la Compostela, subito dopo essere arrivati alla fine del nostro cammino. Ve l’avevo raccontato quando eravamo sul punto di partire o eravamo partiti da poco, avere la Compostela, e anche un certificato che indica esattamente quanti chilometri del Cammino sono stati fatti, è indubbiamente la parte più commerciale di questa esperienza. Avere o non avere la Compostela non cambia niente, è forse la si potrebbe addirittura paragonare a uno dei souvenir che ci porteremo dietro da questo viaggio, che siano magneti a tema, quelli li prendiamo a ogni viaggio, calzini che riportano i simboli del pellegrinaggio, una piccola riproduzione di una delle pietre miliari che costeggiano tutta la strada, indicando come ho raccontato con molta fantasia quanti chilometri mancano alla fine, una tazza, un portachiavi o quel che è, ho fatto ovviamente tutti esempi che al momento si trovano dentro le nostre valige. Però, esattamente come ci si trovano quegli oggetti, abbiamo deciso di pagare i tre euro a testa e farcele stampare, esattamente come a Padrón ci siamo fatti stampare la pergamena della perdonanza. Per avere la Compostela, a differenza che per avere i souvenir, tocca esibire la Credencial, il passaporto del Cammino, e dimostrare di avere almeno due timbri per giorno. Noi ne abbiamo molti di più, anche se l’ultimo, per sicurezza, l’ultimo lo abbiamo messo in un bar qui a Santiago. Questa cosa dell’aspetto commerciale del Cammino di Santiago è lì, tema caldo che però credo sia parte della partita, ora mi spiego meglio. Non prima di aver detto che dopo aver preso la Compostela abbiamo scoperto che anche qui a Santiago il nostro ostello aveva solo una prenotazione a mio nome, come a Caldas de Reis. Solo che stavolta l’abbiamo presa con sportività, perché la tipa che ce lo ha scritto su Whatsapp, “qui risulta una presentazione per una sola persona, Michele Monina”, ha specificato poi anche che camere vuote lì nell’albergue ne avevano, camere, non posti letto, attenzione, aprendo per altro un nuovo scenario. Così dopo aver scritto a Jeorge di sistemare la cosa, come prontamente ha fatto, e avergli,suggerito,di cambiare le etichette sulle quali ogni giorno del Cammino toccava segnare il nome dell’ostello successivo, così che un omino proposto a questo c’è le facesse trovare lì al nostro arrivo, quelle della sua agenzia sono di carta plastificata, non ci si riesce a scrivere con una penna né con un pennarello indelebile, col risultato che ogni giorno ho impiegato tempo infinito a scrivere scarabocchi illeggibili, tanto l’omino aveva l’elenco dei posti dove portare le nostre valigie, visto che è stato Jeorge a decidere i nostri ostelli e l’omino lavora per lui, dopo questo ho scoperto tra le righe che anche stanotte avremmo dormito in camera d’albergo, e stavolta nessuno ha avuto troppa nostalgia dell’esperienza degli ostelli. Ci siamo quindi fatti un giro per Santiago, prenotando una cena a base di paella di mariscos per stasera, mentre per pranzo abbiamo preso dei bocadillos con jamon serrano che avrebbero resuscitato un morto. Poi siamo andati in albergo, dove nel mentre erano arrivate le valige, e dopo una bella doccia siamo andati, Lucia e Francesco hanno defezionato, alla messa dei pellegrini italiani nella Iglesia di Santa Maria del Camino.
Abbiamo scoperto dell’esistenza di questa chiesa, e di conseguenza della messa per i pellegrini, tramite una signora che, riconosciutici come italiani mentre eravamo lì dove ci hanno dato la Compostela, ci ha dato un volantino con coordinate e orari. La messa è stata celebrata da un sacerdote di Roma, don Fabio, che nel giro di un’ora ci ha fornito molte info di carattere storico, qualche stoccata sul profilo spirituale e parecchie divertenti battute. Sul piano storico abbiamo scoperto che Santa Maria del Camiño è una delle quattro chiese poste ai quattro punti cardinali della cattedrale, tutte equidistanti. Chiese un tempo collegate alla cattedrale anche per via sotterranea, via piuttosto spettrale, immagino, perché tutto intorno alla medesima sono seppellite oltre tremila persone. Il fatto è che la gente della zona un tempo voleva essere tutta seppellita vicino al corpo del Santo, visto mai dica una parola buona nel momento del Giudizio. E qui veniamo alla storia del Cammino. Il santo è seppellito qui da quattordici secoli, dice don Fabio, dall’Ottocento, e sin da subito venerato. Certo non con i numeri di oggi, ha aggiunto, specificando che un cambio epocale c’è stato nel 1989, quando da circa duemila pellegrini l’anno si è passati a un milione, salvo poi dimenticarsi di dirci cosa è successo nel 1989, cioè la Giornata Mondiale per la Gioventù qui tenutasi alla presenza di Papa Giovanni Paolo II, Papa Wojtyla, solo in quel caso, tra il 19 e 20 agosto, seicentomila ragazzi da tutto il mondo sono arrivati qui, facendo diventare Santiago di Compostela una specie di Woodstock dei giovani cattolico, e per traslato Santiago, cioè San Giacomo Maggiore una specie di rockstar, e dicendo questo mi sono giocato temo l’indulgenza plenaria che mi spetterebbe per aver fatto il Cammino. Comunque, da dopo la scoperta della tomba del Santo, intorno all’820, e per lungo tempo chi cercava indulgenza andava in pellegrinaggio a Gerusalemme. Solo che, con una stima a occhio, visti i pericoli della traversata via mare, su mille che andavano uno tornava a casa. Quindi, invece di andare nei luoghi di Gesu sì è pensato di andare dove giacevano i corpi degli apostoli. Piccolo problema, storicamente e archeologicamente gli unici due apostoli i cui corpi siano sicuramente in un determinato luogo sono San Pietro, a Roma, oggetto del pellegrinaggio lungo la via Francigena, e appunto San Giacomo. Degli altri non vi è certezza, due Matteo presenti tra Italia e Germania, idem per i Tommaso, dove al posto della Germania c’è l’India, quindi immagino anche della testa di San Giacomo minore che dicono essere dentro la cripta di San Ciriaco, in Ancona. Il motivo del pellegrinaggio, che un tempo non si faceva a piedi e non partiva da uno dei punti da cui parte ora, quanto piuttosto dalla casa dei pellegrini, era per chiedere perdono per peccati gravi.
Quindi i primi pellegrini erano assassini, usurai, donne che avevano abortito. Arrivavano al cospetto del santo e chiedevano l’intercessione per il perdono, offrendo però in cambio il perdono verso qualcuno che aveva fatto loro un torto. Niente sforzo del cammino, sotto il profilo atletico, niente limite da superare, solo perdono da chiedere.
E qui veniamo alle dolenti note, si scherza, ovviamente.
Le cinque regole del Cammino, indicate in un antico libro ancora presente nel Museo della cattedrale e mai abrogato, erano queste: il cammino andava fatto da soli, in silenzio, in massima sobrietà, senza dirlo a nessuno e facendo ogni giorno la comunione.
Bene, ma non benissimo, verrebbe da dire.
Noi siamo in sei, quindi niente solitudine, abbiamo parlato tra noi e con gli altri, fosse stato per mia moglie con tutti, ci siamo concessi bei pasti, quando possibile, e riguardo il digiuno da cellulare e da social indicato da don Fabio come sobrietà dei giorni nostri, a parte Chiara, cui si è rotto il cellulare il primo giorno e che comunque è su Instagram da poche settimane, come il gemello, quindi dai social non si sarebbe comunque dovuta disintossicare ancora, direi che non siamo stati sobrissimi, anche se io ho davvero praticato un po’ di detox da smartphone, da Internet e per quel che potevo, io lavoro sempre, anche dai social, infine, io e mia moglie abbiamo fatto una diretta su Instagram tutte le sere, e io ho fatto questo diario, quindi raccontare che abbiamo fatto il Cammino lo abbiamo raccontato, anche se non certo per vantarci, se mi avete letto sapete che ho raccontato anche le parti “difficili” riguardo il mio adattarmi a certi standard, quindi più per condividere e magari invogliare qualcuno a fare altrettanto che per assenza di umiltà. Alla messa siamo andati solo qui, ma non parliamo spagnolo e comunque avremmo faticato a trovare messe compatibili coi nostri orari.
Abbiamo però scoperto che, pur essendo un pellegrinaggio indubbiamente spirituale anche oggi, stando a quel che dice Don Fabio, e perché non dovremmo credergli, molto pochi di quelli che arrivano a Santiago sono praticanti, e il passo del Vangelo di oggi in cui Gesù attacca i sacerdoti dell’epoca per troppo attaccamento ai soldi e per essere gente che dice, e dice anche bene, ma non fa forse spiega anche perché. Non che questo renda il Cammino meno Cammino, anche se, pure su questo don Fabio ha avuto qualcosa da puntualizzare, il Cammino degli ultimi cento chilometri ha poco senso, e il vero cammino, sia sotto il profilo spirituale che storico e culturale è quello francese, cioè quello che è momentaneamente stato interdetto a causa dei tanti, troppi incendi scoppiati nel centro della Spagna e anche in Galizia. Una Caporetto, non fosse che poi don Fabio ci ha invitato a seguire la pagina Facebook della parrocchia, di lasciare il nostro numero di telefono per entrare nel suo gruppo Whatsapp, tipo newsletter, e che a un certo punto ha comunque detto che le porte della chiesa, quella nello specifico ma anche tutte le altre, deve sempre essere aperta a tutti, perché altrimenti sarebbe un ospedale che si prende cura dei sani. Mentre ero in coda per lasciare il mio numero e quello di Marina abbiamo incontrato la coppia di Milano con la tredicenne con cui ho parlato ieri a O Milladoiro, in questo continuo incontrarsi e rincontrarsi. Lei era in fila davanti a me, lui a pregare davanti alla statua della Madonna dell’aurora, a cui si fa una preghiera per il ritorno. Davanti a questa statua, ha detto don Fabio, un tempo si pregava proprio per auspicare un ritorno, e ci ha anche raccontando che in mezzo alla chiesa un tempo c’era un grande vaso dove i pellegrini lasciavano due fiori, colti nei campi circostanti, uno dedicato al proprio padre e uno alla propria madre, qualsiasi fosse il rapporto coi propri genitori, magari rapporti pessimi, fatti di abbandono, violenza o quel che è. E subito dopo aver raccontato questo ha chiesto una preghiera di tutti per i propri genitori, Chiara e Tommaso, presenti, a dire a voce altan il nome mio e dj Marina, come noi due a dire quello dei nostri genitori, tutto molto emozionate. Detto che in quella chiesa, che durante la messa era piena zeppa, noi dentro una cappella laterale all’altare, è presente una ultima cena fatta credo di cartapesta a grandezza quasi naturale, udente o una teca, una cosa un filo inquietante, essere stati parte dei lombardi passati di qui è stato bello, istruttivo e anche suggestivo.
Domattina andremo a visitare la tomba del Santo, e poi ci sposteremo a La Coruña per qualche giorno di puro svago e riposo. Andremo anche a Finisterre, dove si trova la pietra miliare del chilometro zero, per motivi che mi sfuggono, qui nella piazza antistante alla Cattedrale, esattamente a metà strada tra la chiesa e il Municipio, si trova una scritta in terra, con una conchiglia di capa santa, simbolo del Cammino, che i pellegrini calpestano simbolicamente, oggi facendosi fotografare nel metre. Ora ci attende la paella coi mariscos, ci si aggiorna domani, ancora poche pagine e questo diario sarà finito, come il nostro viaggio. Comunque, lo dico con umiltà, io credo in Dio, e a volte anche nella Chiesa.