Quarto Grado, un’intervista esclusiva a Gioia, la figlia di Gabriella Guerin. Le dichiarazioni
Quarto Grado, un’intervista esclusiva a Gioia, la figlia di Gabriella Guerin. Le dichiarazioni
Nel corso della puntata di “Quarto Grado” – in onda venerdì 20 dicembre, su Retequattro è andata in onda un’intervista esclusiva a Gioia, la figlia di Gabriella Guerin, l’amica e interprete della baronessa Rothschild. Le due donne sono scomparse il 29 novembre 1980 sui Monti Sibillini, nei pressi di Sarnano (Macerata).
Gli scheletri delle due vittime sono stati ritrovati 13 mesi dopo, il 27 gennaio 1982, in un bosco a Podalla di Fiastra (Macerata), da alcuni cacciatori, a 30 chilometri dal rifugio ‘Casa Galloppa’. Alcune settimane fa la Procura ha riaperto il caso, rimasto irrisolto per tanti anni.
In esclusiva a “Quarto Grado” le parole della figlia di Gabriella Guerin, Gioia:
Gioia, la tua vita è cambiata il 29 novembre 1980, quando tua madre è scomparsa per poi essere ritrovata due anni dopo
«La mia vita è stata cambiata in tutto, sulle mie scelte e sulla mancanza dei miei affetti perchè due anni prima ho perso mio papà che praticamente non ho neanche conosciuto. Mi era rimasta la figura della mamma e la vita mi ha tolto anche quella».
Avevi due anni quando tua mamma è scomparsa. Riesci ancora a ricordare qualcosa di lei?
«Riesco a ricordare solamente il fatto che avevo una persona che mi consolava quando mi era fatta male a un dito. Io ricordo questa persona che mi consola, che mi tiene in braccio e che mi dice che non è successo niente».
Il fatto che questo caso della scomparsa e della morte di tua mamma sia ancora aperto come ti fa stare?
«Mi fa sentire mia mamma più vicina. Io in questi anni ho ripreso in mano tutte le carte che riguardano questo caso irrisolto. Me la fa sentire vicina. Spero che ci siano degli sviluppi che mi diano la possibilità di capire un attimino di più. Non come è morta la mamma perché avrei anche paura di saperlo perché ne soffrirei ma il perché. Vorrei sapere solo il perché».
Come mai oggi hai scelto di parlare?
«Parlare di mia madre me la fa sentire vicina e mi fa dare importanza a quella persona che purtroppo è stata vittima due volte, perché continuo a pensare che la mamma non sapesse nulla».
Temi che tua madre, nella storia della baronessa Rothschild passi un po’ in secondo piano?
È stata messa in secondo piano. Voglio far valere anche la figura di mia mamma che è una persona non importante ma che è stata coinvolta al 100% in questa vicenda».
Com’è che la vita di tua mamma ha intrecciato quella di Janette Rothschild?
«Mia mamma e mio papà sono andati a lavorare in Inghilterra per costruirsi casa. Mia mamma faceva la cuoca, mio papà faceva il maggiordomo e il tassista. Lì hanno conosciuto la Janette che era la moglie di Evelyn Rothschild ed è nata un’amicizia profonda. Da quello che mi racconta mio fratello non sono mai stati trattati come la servitù. Facevano parte di una famiglia».
Cosa sai del contesto in cui tua mamma decide di accompagnare la baronessa Rothschild nelle Marche, a Sarnano, per poi sparire nel nulla?
«Due persone si conoscono, diventano amiche, una delle due compra casa, non conosce la lingua e che chiede all’altra amica di farle da interprete. Non trovo nulla di male in questa cosa. Mi sono fatta l’idea che mia mamma sia andata via solo per aiutare a fare da interprete alla Janette che aveva bisogno di arredare casa. Dovevano stare via solo 4 giorni e invece alla fine non si sono neanche presentate all’appuntamento che avevano il sabato pomeriggio. Da lì il nulla. È un rompicapo. La mia sensazione è che mia mamma si sia ritrovata all’interno di qualcosa di ingestibile da parte sua e più grande di lei. Chi ha fatto questo ha rovinato la vita di due figli e di altre persone».
Parli di omicidio?
«Secondo me sì, non trovo un’altra spiegazione. Mi piacerebbe solo sapere il perché mi hanno privato dell’affetto di mia madre. Vivo per questa cosa, fino a che sarò in vita continuerò a sperare di sapere il motivo per il quale mi hanno privato dell’affetto di mia madre».
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