Daisy Osakue scambiata per una ladra: «C’è diffidenza, il racial profiling è diffuso»
L’episodio all’Apple Store di Via Roma a Torino
L’atleta azzurra, Daisy Osakue, primatista italiana del lancio del disco e ottava ai Giochi Olimpici di Parigi ha denunciato un episodio di discriminazione razziale.
Nelle ultime ore, sui social, l’atleta ha spiegato di essere stata fermata, domenica, all’Apple Store di via Roma a Torino, da un addetto della security, che l’aveva scambiata per una ladra mentre comprava il nuovo adattatore del telefono.
«Con il mio sfogo su Instagram non volevo creare alcuna polemica ma soltanto condividere il mio malessere. Non è automatico che una ragazza di colore, in tuta, con le cuffie della musica stia rubando».
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A Corriere spiega cosa le ha dato fastidio: «Il preconcetto che nasce dalla diffidenza nei confronti della diversità. Il “racial profiling” resta diffuso; non si basa sui fatti ma sui preconcetti. Succede a me e anche a tantissimi ragazzini e ragazzine».
Poi su cosa sia accaduto: «Ho preso l’adattatore per il telefono e mentre scendevo al piano terra per altri acquisti sono stata bloccata da un addetto alla sicurezza che mi dice: “Devi pagare prima di andare via”. Non me l’aspettavo, mi sono spaventata. Così ho chiesto: “In che senso? Posso pagare sotto”. Lui ribadisce che devo pagare al piano superiore e mi indica dove andare; peccato fosse la zona ritiro dei prodotti ordinati. In tanti hanno assistito, tutti mi fissavano, mi sono sentita umiliata, a disagio, piccola piccola. Così mi sono irritata: “Siamo seri, guardiamoci in faccia, hai bloccato me e non altri con cose in mano, perché?”. Lui si è giustificato dicendo: “Sto facendo solo il mio lavoro”. E io: “Immagino perché mi abbia fermata ma ti faccio presente che stai facendo una figuraccia”».
Poi, Osakue ha mostrato il tesserino della Guardia di Finanza (come tanti atleti fa parte di un gruppo sportivo militare): «Ti è andata male, gli ho detto, hai bloccato l’unico militare di colore e l’hai fermato perché credevi che stessi rubando. Non ha più detto niente… Poi è arrivata una dipendente della Apple e ha confermato che avrei potuto pagare in entrambi i piani. Non è stato bello dover far vedere il tesserino per dimostrare che sono una brava persona; lo sono a prescindere, non solo perché sono un militare».
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