Emma Marrone la protagonista del nuovo numero di Vanity Fair. L’intervista completa ti aspetta in edicola
Cantautrice, attivista e anima sempre rivolta a chi è più sfortunato: è Emma Marrone la protagonista del nuovo numero di Vanity Fair, da domani in edicola. In un’intervista esclusiva, la stella del Salento si racconta senza filtri: dall’amore che non c’è ai figli a cui rinuncia, dal dolore per la perdita del padre al percorso, emotivo e artistico, grazie a cui si è ripresa la scena. E poi accetta un invito speciale da parte di Vanity Fair e Teatro Puntozero: prima di Natale andrà a far visita ai ragazzi del carcere Beccaria. Sarà un incontro a porte chiuse, «un’unione di anime», come dice lei. Che va lì non per portare un messaggio, ma «solo per ascoltare. Perché oggi nessuno ascolta più».
Un numero che vuole puntare i riflettori sulla condizione delle carceri italiane: per denunciare un sistema al collasso e, al contempo, raccontare le storie, piene di speranza, di chi sta provando a cambiare le cose. Perché, come scrive il direttore di Vanity Fair Simone Marchetti nel suo editoriale, «il viaggio dietro le sbarre può trasformarsi in un percorso di crescita utile non solo ai detenuti ma a tutto il resto della società».
Tra le pagine non mancheranno contributi di esperti del settore quali Ilaria Cucchi che, in veste di senatrice, ha visitato oltre 30 istituti di pena. Racconti toccanti come quello firmato Daria Bignardi, che narra la storia di Youssef, il ragazzo che in carcere non sarebbe mai dovuto entrare e che, invece, lì ha perso la vita. Rassegne di best practice volte al reinserimento, dal Nord al Sud d’Italia. Ritratti di chi dedica la vita agli ultimi: da don Claudio Burgio ad Angelo Aparo a Silvia Polleri.
Sull’incontro con i ragazzi del Beccaria
«Li voglio solo ascoltare. Oggi nessuno ascolta più. E forse loro, più di altri, hanno bisogno di essere capiti e anche un po’ coccolati. Io non credo che le persone prendano strade complicate perché ne hanno voglia: chiunque, se potesse, farebbe della propria vita un quadro meraviglioso. Solo che non tutti possono. Io non giudico mai».
Su Baby Gang
«Conosco Zaccaria (Mouhib, ndr). E forse, al posto suo, io avrei fatto anche di peggio. Lui è una delle persone più educate, dolci e professionali che abbia mai incontrato. Semplicemente, è un ragazzo che ha sofferto: glielo vedi negli occhi».
Sulla body positivity
«Io mi piaccio da morire. Il mio è il corpo di una donna che ha combattuto battaglie tremende e che è sopravvissuta. Tante altre oggi sono sottoterra. Poi, sono consapevole che in alcuni momenti sono stata fuori forma, ma non mi sono mai nascosta dietro a palandrane. Mi sono esibita con la pancia e le braccia gonfie, con otto menti ben visibili. Per qualcuno sarà stato un pretesto per svilirmi, qualcun altro, però, avrà pensato: “Quella non si vergogna. Va sul palco, canta, si mostra. Se lo fa lei, posso farlo anch’io”. Non è un mistero: la malattia mi ha lasciato dei problemi ormonali che ogni tanto devo gestire».
Sulla malattia
«Sto bene, anche se devo fare i controlli ogni anno. Non potrò mai dirmi guarita: ho avuto un cancro recidivo. Vivrò per sempre con la spada di Damocle sulla testa. Farmi asportare l’utero non basterebbe a mettermi al sicuro: la recidiva potrebbe colpire un altro organo».
Sui figli
«Devo rinunciare all’idea di un figlio. Dovrei sottopormi alla procreazione medicalmente assistita, ma non ho un compagno, e quindi in Italia non posso. Potrei andare all’estero, a pagamento, ma non mi sembra corretto verso tutte le donne che sono nella mia stessa situazione e non possono permetterselo. Con i soldi si può accedere a tante cose, anche a cure migliori, e non è giusto. Io stessa, per curarmi, alla fine sono ricorsa alla sanità privata. Anche per questo, sulla questione dei figli non posso retrocedere. Voglio fare la mia parte, come Giovanna d’Arco».
Sull’amore
«Alla solitudine mi sono abituata. E forse ci sto anche comoda: in fondo, se proprio volessi qualcuno, credo che lo troverei. Ma io non voglio qualcuno, così tanto per. Io voglio la favola. Come Pretty Woman. Sogno ancora il grande amore, e me lo merito. Se non trovo quello, mi tengo la Play».
L’intervista completa è disponibile sul numero di Vanity Fair in edicola dall’11 dicembre e sul sito vanityfair.it
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