Chiara Albertini, autrice de “Il Medioevo in giallo nella narrativa di Ellis Peters”. L’intervista
Intervista a Chiara Albertini, autrice del testo “Il Medioevo in giallo nella narrativa di Ellis Peters”
Quando e come è nata la passione per la scrittura?
L’approccio alla narrativa è scaturito poco dopo la stesura della tesi; credo che all’epoca il concepimento e l’atto creativo – per quanto in forma diversa – legato alla “storia”, al “racconto” della tesi di laurea abbia contribuito a farmi maturare nuove consapevolezze e a infondermi il profondo bisogno di dare voce al mio mondo interiore.
Il testo Il Medioevo in giallo nella narrativa di Ellis Peters (Il Ponte Vecchio, 2022) nasce grazie alla sua tesi di laurea. Perché ha scelto proprio quest’autrice? Qual è tra i venti lavori di Peters, il romanzo che l’appassiona di più e perché? Perché ha scelto di trasformare la sua tesi in un saggio?
Da sempre amo l’opera Il nome della rosa di Umberto Eco, in quanto il connubio fra la tematica degli omicidi e il contesto religioso all’interno di una determinata epoca storica mi ha sempre affascinata. Per cui, a quel tempo ravvisare in un’autrice, oltretutto a me sconosciuta, queste atmosfere e suggestioni, questi richiami ed echi, ha rappresentato un processo creativo dal forte impatto, ricco di stimoli e di profonda curiosità.
Sono ammirevoli i romanzi della Peters, è indubbio, ciascun libro sa coinvolgere il lettore in modo unico, ma se dovessi scegliere, sicuramente la prima cronaca, La bara d’argento, perché è un meraviglioso compendio delle diverse tematiche e atmosfere e dei molti aspetti trattati dettagliamene dalla scrittrice.
La scelta di pubblicarla sotto forma di saggio nasce dalla volontà di offrire un’analisi ricca e profonda di una scrittrice letta e amata da molti ma comunque per alcuni ancora sconosciuta. La mia opera costituisce in ambito letterario italiano il primo e al momento unico studio completo su di lei.
Nei romanzi di Ellis Peters la donna assume un ruolo marginale: essa è relegata alla cura della casa e alla procreazione. Cosa ne pensa di ciò? Quanto è importante secondo lei la parità di genere ai giorni nostri? Come raggiungerla secondo lei definitivamente nella vita di tutti i giorni?
L’epoca medievale era senza dubbio una sorta di condanna per la donna, in quanto il ruolo di subordinazione e di oppressione assegnatole in ogni contesto non prevedeva mai alcuna forma di riscatto. Il fatto che le dinamiche storiche e sociali nel tempo abbiano condotto, in molti contesti e settori, al raggiungimento di una sorta di equilibrio fra i due sessi ha rappresentato un nobile traguardo dalla vasta portata. Credo che il mantenimento di tale condizione sia garantito dal semplice riconoscimento dei propri diritti, in capo a ciascuno individuo, ovvero dal riconoscimento e dal rispetto di una determinata “etica” che possa concedere in ugual misura all’essere umano le opportunità e possibilità, i mezzi e gli strumenti necessari.
Il personaggio principale di Ellis Peters è il monaco Cadfael. Cosa ama di questo personaggio? Cosa invece cambierebbe?
Non cambierei nulla di lui. Il monaco benedettino “investigatore” è un tratteggio unico ed esemplare nel suo genere, poliedrico, dalle tante sfaccettature, capace di destare nel lettore
simpatia e affetto nei suoi confronti. Amo l’empatia profonda che sa dimostrare, la saggezza di fondo, il suo coraggio e la sua velata ironia. Amo l’estrema coerenza che nutre verso sé stesso, senza tradirsi mai.
Tra le sue varie passioni si configura: la poesia, la pittura, il teatro, il cinema e la musica. Come concilia le sue tante passioni con il lavoro?
Non è facile trovare il tempo per coltivare i diversi interessi artistici elencati, lo ammetto, ma appena mi è possibile cerco di ritagliarmi gli spazi opportuni per nutrirmi dei loro differenti stimoli, fosse anche solo per pochi minuti al giorno.
Qual è il momento della giornata in cui preferisce scrivere e perché?
Può essere il giorno come la sera, è indifferente, non ho uno schema fisso in questo senso da seguire o che prediligo maggiormente. Il discorso diciamo che verte più sulla spontaneità, immediatezza e istintività legata all’ispirazione del momento.
Dalla sua biografia si evince una preferenza per il genere romance, storico, thriller, giallo e il mondo dei classici. Qual è il suo libro preferito in assoluto e perché?
Scelta ardua, davvero, sono tanti i miei preferiti, ma se dovessi sintetizzare, citerei Cime tempestose, Cuore, Il nome della rosa, i romanzi dell’americana Kristin Hannah e la saga de L’amica geniale.
La metafora del “bosco” nella narrativa di Peters è molto utilizzata. Cos’è per lei il bosco?
Dal punto di vista fisico, inteso come contesto ambientale, è un luogo che mi incuriosisce e mi arricchisce l’anima, che sa distendermi, rilassarmi, e dal punto di vista metaforico è esattamente ciò che per molti aspetti concepisce e descrive alla perfezione Peters: è l’animo umano, con i suoi chiaroscuri, nei pensieri, nei sentimenti, nelle scelte prese e nei gesti compiuti. Un ricettacolo di sorprese, meraviglie e bellezze, di complessità e contraddittorietà.
Quali sono i suoi prossimi progetti letterari? Cosa si aspetta dal futuro?
Diverse idee legate a futuri romanzi sono già state abbozzate e le metterò sicuramente in pratica. Sono alle prese con un nuovo romanzo al momento, e in attesa a breve della pubblicazione di un mio inedito. Mi aspetto di poter vedere pubblicato anche in forma cartacea il mio secondo romanzo, Vento dall’Est (Rizzoli).