L’orrore della guerra nel racconto di un tenente russo: “ho visto torturare”
L’orrore della guerra nel racconto di un tenente russo: “ho visto torturare”. Ecco il racconto di Konstantin Yefremov
Konstantin Yefremov, 33 anni, per la Russia è un traditore e per questo la sua vita è in pericolo. Nonostante ciò, ha deciso di raccontare l’orrore della guerra a cui ha assistiti e da cui è scappato grazie al gruppo di attivisti Gulagu.net. Attualmente si trova in una località protetta e in un video racconta a cosa ha assistito quanto era a capo di un’unità di sminamento della 42a divisione fucilieri dell’esercito russo.
A riportare il suo racconto è il Corriere della Sera. L’ex ufficiale ha raccontato che al momento dello scoppio della guerra si trovava in Crimea: «Pensavamo fossero le solite minacce di Putin. Bombardavano e marchiavano i mezzi con la lettera Z. Ho chiesto di lasciare l’esercito».
La richiesta è stata accolta come un tradimento e gli fu fatto sapere che era considerato un ricercato dalla polizia russa. Lui non era l’unico contro la guerra: «lo eravamo quasi tutti. La maggior parte di noi si è arruolato perché povero. Vengo da un villaggio del Caucaso, nel 2013 sono entrato nell’esercito per aiutare mia madre. Nessuno dei miei voleva uccidere gli ucraini, abbiamo amici e parenti che vengono da lì».
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L’ex ufficiale racconta di aver assistito alle torture inferte ai prigionieri: «ma ho visto torturare. Ho assistito a quelle di tre uomini, tra cui un cecchino. Il comandante ha preso una mazza di legno e gliela picchiava sulle dita, sulle ginocchia, gli ha rotto il naso e i denti. Quando beveva faceva anche peggio». Poi aggiunge: «Ha sparato alle mani e ai piedi di un prigioniero».
L’uomo denuncia i superiori di essere sempre ubriachi e l’impreparazione dell’esercito: «Non solo i ragazzini impreparati, i graduati sono perennemente ubriachi. Scorre alcol a fiumi, è una situazione fuori controllo». Sull’impreparazione dei soldati dice: «Sì, la maggior parte sono soldati che non sanno combattere. Ci sono tassisti, panettieri, gente comune».
Conclude con parole di speranza: «Non so quando, ma l’Ucraina vincerà. Chiedo scusa al popolo ucraino, so che si libereranno del nemico e allo stesso tempo libereranno noi dal dittatore».
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