BRAME & BRANI, “Live to tell”: Vivere per raccontare, il sapore dell’inganno
Live to tell (Vivere per raccontare) è un brano del 1986 di Madonna: l’analisi della canzone
Artista: Madonna
Pubblicazione brano: 26 marzo 1986
Durata: 4:37 (Single Edit)
Album di provenienza: True Blue
Genere: Pop
Etichetta: Sire
Produttore: Madonna, Patrick Leonard.
I magnifici occhi celesti di Madonna si stagliano sullo schermo come acquamarina, rischiarando l’argomento dell’inganno. È sorprendente come quello sguardo incoraggi a leggersi dentro, individuando i pensieri malvagi, le esperienze che ergono barriere dolorose da demolire, a farlo presto e costantemente.
Comincia così il video musicale di Live to tell – vivere per raccontare – primo singolo estratto dal suo terzo album in studio, True Blue del 1986. Un cambio di stile, ispirato da Marilyn Monroe, che inverte la tendenza e l’immagine che la Pop Star vuole rimandare.
Trascorsi poco più di due anni da Like a Virgin, Madonna muta “pelle” per la prima volta: sparisce il trucco noir da donna trasgressiva e spudorata e si veste di ingenua semplicità per raccontare una realtà intima ma inosservata. Sparisce anche il registro vocale acuto, accompagnato da ritmi dance. La voce è adesso flautata e carezzevole, il testo del brano non è ambiguo e non contiene i doppi sensi ai quali eravamo abituati.
Si tratta di una ballata pop dal gusto dolce ma sofferente, sospesa tra amore e menzogna: nessun riferimento personale, parla di tutti e a tutti, esorta con vena malinconica a trovare e analizzare la causa della disillusione, sfuggendo al rimpianto.
“Un uomo può dire mille bugie” ma “La verità non è mai lontana”. Se solo avessimo compreso e preso in seria considerazione ciò che Madonna nel ruolo di narratrice, quasi coreuta, racconta cantando, probabilmente avremmo risolto gran parte delle questioni umane. Ma nella quotidianità poco si ricorda delle esperienze passate, dei consigli ricevuti, e se le cose accadono agli altri, per vicini che siano, ci sfiorano appena, non ci riguardano intimamente, convinti che non ci colpiranno mai, pur avendole già dentro.
La stessa Madonna ammette di aver riflettuto molto sul tema della falsità, di aver compiuto un viaggio a ritroso fino all’infanzia, che l’ha indotta ad accettare con disincanto – cosa che le attirerà addosso le critiche feroci di un esercito di finti benpensanti – che in alcune dinamiche familiari non ci si nutre solo di sentimenti sani e azioni degne tanto sbandierati da una certa cultura religiosa che vorrebbe ergere a dogma incontestabile, dopo millenni di lotte fratricide, amore, fiducia e rispetto reciproco.
Ospite da Fabio Fazio nel 2015 nella trasmissione Che tempo che fa dichiara:
«Parlare sempre in modo aperto, esprimere sempre le proprie opinioni, lottare contro la discriminazione e la bigotteria, dire cose che non piacciono, andare contro le convenzioni, è sempre stato difficile e continua a esserlo, come potete immaginare. Ma per me è l’unico modo in cui un’artista può esprimersi davvero»
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D’altra parte, Live to tell, accompagna i titoli di coda del film A distanza ravvicinata (1986) diretto da James Foley, interpretato da Sean Penn – all’epoca marito della pop-star – e Christopher Walken, racconta la storia di relazioni familiari traviate da un uomo dedito al malaffare che, dopo aver abbandonato la famiglia, torna per instradare il figlio Brad al crimine. L’idealizzazione del padre porta il ragazzo a seguirlo, ma l’ammirazione dura poco e si trasforma in odio quando Brad scopre nel genitore un pervertito e crudele assassino che prima gli violenta la fidanzata e poi gli uccide il fratello.
In uno dei suoi tour mondiali – Confessions Tour Roma, Stadio Olimpico 2006 – durante l’esecuzione di Live to tell, Madonna manifesta ancora tutto il suo essere libera: si presenta sul palco appesa ad una croce di specchi con in testa una corona di spine. Viene aspramente contestata da gruppi cattolici che cercheranno di boicottarne i concerti. La visione trasgressiva dai canoni morali stravolti unita alla volontà di “contaminare” intoccabili icone cristiane, la annoverano tra i nemici dell’etica comune.
È vero. L’artista ricorre ad un’immagine colma di simbologie religiose fortissime, dissacranti. Crocifissa dal dolore, con la testa trafitta, attorniata da specchi. È una donna comune, è stata una bambina qualunque anche se, come racconta lei stessa durante un’intervista a J. Randy Taraborrelli giornalista e biografo statunitense, perde la madre a soli cinque anni:
«Penso che il motivo più grande per cui sono stata in grado di esprimere me stessa e di non essere intimidita, è stato non avere una madre. Per esempio, una madre ti insegna le buone maniere. E io non ho assolutamente imparato nessuno di questi modi e regole»
The Queen of Pop riflette e condivide, dalla sua croce di specchi, con il resto dell’umanità, il dramma di avere un dolore inconfessabile che le tortura la mente e le massacra il cuore.
Infatti, riguardo alla sua “crocifissione”, Madonna dichiara all’agenzia di stampa britannica Reuters:
«Sono molto grata per l’accoglienza ricevuta in tutto il mondo, ma apparentemente sono sorti equivoci circa la mia apparizione in croce, e quindi è necessario che mi spieghi: durante lo spettacolo tre miei ballerini “confessano” o condividono momenti dolorosi della loro vita che, infine, hanno superato. A seguire c’è la mia “confessione” che avviene su una croce: non è una presa in giro della Chiesa, ma è analogo al prender su di sé la croce come enunciato nella Bibbia […] Credo che se Gesù vivesse oggi farebbe lo stesso».
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