Milano: coppia deve attende dalle 6 alle 10 ore per far visitare il loro bambino

Milano coppia deve attende dalle 6 alle 10 ore per far visitare il loro bambino

Milano, cercasi pediatri: coppia attende 6 ore per far visitare il loro bambino di 20 mesi al pronto soccorso

La carenza di medici specializzati in pediatria e l’eccezionale ondata influenzale che sta colpendo soprattutto i bambini in tenerissima età stanno creando non pochi problemi non solo alle famiglie, ma anche alle strutture sanitarie, che spesso non riescono a far fronte alle tante richieste che giungono al Pronto Soccorso.

A Milano la problematica è stata messa in evidenza da una coppia, la cui storia è stata riportata dal Corriere della Sera, dopo aver letto sui social il loro sfogo. La coppia ha un bimbo di 20 mesi, che da una settimana ha la febbre a 40 e che, nonostante gli antipiretici, non scende. Cercano di contattare il pediatra lunedì scorso, ma non ottengono risposta: «E non lo ha fatto per un disinteresse, ma perché era talmente bombardato di telefonate e messaggi, che il telefono era costantemente occupato, non riusciva nemmeno a prendere la nostra chiamata».

Così, il mercoledì successivo decidono di portare il bimbo al Pronto Soccorso del Buzzi, dove restano fino alle 2, ma poi decidono di tornare a casa: «Era un delirio: decine e decine di famiglie in attesa con bimbi con gli stessi sintomi del nostro. Ci abbiamo messo due ore per superare l’accettazione, ci hanno valutato come codice verde e, a quel punto, abbiamo scoperto di avere altri 42 codici verdi prima di noi in attesa. Un infermiere ci ha prospettato un’attesa dalle sei alle dieci ore. Peraltro, non essendoci più posti a sedere, ci eravamo sistemati per terra, come altri. La febbre era momentaneamente scesa con un antinfiammatorio e abbiamo deciso di tornare a casa».

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Racconta ancora la coppia che al Pronto Soccorso: «C’era chi aveva fatto il giro dei pronto soccorso, ma aveva trovato lo stesso problema ovunque. Tutti riferivano di non riuscire a raggiungere i pediatri: chi non rispondeva, chi non aveva spazio per le visite».

Alla fine, i genitori sono riusciti a contattare il pediatra e a fissare una visita: «È vero che non bisognerebbe andare al pronto soccorso, se non è necessario, ma un genitore, di fronte a una febbre a 40 gradi che persiste da giorni, senza un parere medico cosa può fare? Non c’è solo l’influenza a dare febbre alta, ci sono anche patologie più gravi, come la meningite».

Poi concludono: «Questa situazione è un cane che si morde la coda. I pediatri hanno troppi pazienti, i genitori respinti, in presenza di certi sintomi, si spaventano e vanno nei pronto soccorso che così si ingolfano. Al Buzzi il personale ha fatto del suo meglio, ma parlavano di 150 accessi solo quel giorno. Il pediatra ci ha parlato di un’estrema vulnerabilità dei bimbi dopo il Covid. Quelli che vanno al nido sono ancora più esposti alle infezioni ma non si può non portarli. È il sistema sanitario che deve rispondere con i servizi di base. Deve mettere il proprio personale in condizione di rispondere. Anche questa è malasanità».

Fonte immagine: https://pixabay.com/it/photos/la-bambina-tat-2000c-termometro-5103356/

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