Venezia 79, Emanuele Crialese racconta la transizione da donna a uomo
Il regista è nato come Emanuela
Tra i film presentati a Venezia 79 c’è anche “L’Immensità” di Emanuele Crialese, un film sulla transizione donna – uomo.
Ne ha parlato lo stesso attore in un’intervista a Corriere della Sera: «Mi riguarda molto da vicino. Ma non è un film sulla transizione e sul coming out, sarebbe disinformazione. Io poi sono sempre stato out. È un film fortemente autobiografico».
Emanuele Crialese è nato come Emanuela con il suo alterego Luana Giuliani che all’esordio cinematografico.
«È il film che inseguo da sempre, il più desiderato; è sempre stato “il mio prossimo progetto”, un’esplorazione, un viaggio nella memoria. Ora sono pronto. Se l’avessi fatto prima sarebbe stato palloso e didascalico, un poveraccio che usa la crisi di genere».
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E poi Crialese racconta: «Per cambiare la a con la e, ho dovuto lasciare un pezzo del mio corpo, il pegno che mi ha chiesto la società, sennò non avrei potuto cambiare nei documenti. Non c’è film che non sia autobiografico. Si raccontano le proprie ossessioni e passioni. Da Terraferma a Nuovomondo, faccio film sulle migrazioni, sulle transizioni anche da un luogo all’altro. C’è trasfigurazione, non giro documentari, è la mia esperienza di vita. Il cuore del film è la libertà, come si possa cambiare, come l’identità sia un fatto relazionale».
E poi sulle discriminazioni spiega: «I bambini in questo sono grandi maestri, sanno usare le nuove parole, penso a gender fluid, e ci dicono che maschio e femmina sono categorie. Noi siamo quelli che siamo, esseri umani prima che definiti sessualmente. Ma bisogna sostenere le famiglie e non lasciarle sole come è stata mia madre all’epoca. Voglio dire una cosa politica, questo Paese sta cambiando, siamo impauriti, tutto si può fare tranne avere coraggio».
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