Variante Delta, l’Oms: “presto sarà il ceppo dominante in tutto il mondo”
La variante Delta è presente ormai in ogni Paese del mondo. Il direttore generale dell’Oms lancia un monito ai Paesi perché considerino l’impatto delle aperture sui sistemi sanitari
La variante Delta del Coronavirus ormai è presente in tutto il mondo e ben presto diventerà dominante. A dirlo è stato Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms nel corso dell’ultima conferenza stampa per presentare i dati sui contagi. Per quattro settimane consecutive i contagi sono aumentati a livello globale, così come i decessi, dati che arrivano dopo dieci settimane in cui si sono registrati dati in netto calo.
Media briefing on #COVID19 with @DrTedros https://t.co/LxogVfFtKY
— World Health Organization (WHO) (@WHO) July 12, 2021
Attualmente la variante Delta del Covid “è ora presente in più di 104 Paesi e prevediamo che presto diventerà il ceppo dominante in circolazione in tutto il mondo“. Questo perchè, ha detto il direttore dell’Oms, il virus sta continuando a cambiare, divenendo sempre più trasmissibile, soprattutto nei paesi con alta copertura vaccinale, dove «si sta diffondendo rapidamente, infettando soprattutto persone non protette e vulnerabili ed esercitando costantemente pressione sui sistemi sanitari». Nei Paesi che presentano una bassa copertura vaccinale, invece, ha detto Ghebreyesus «la situazione è particolarmente grave. Delta e altre varianti altamente trasmissibili stanno guidando ondate catastrofiche di Covid, che si stanno traducendo in un numero elevato di ricoveri e decessi».
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L’Oms riceve sempre nuove notizie e da tutte le Regioni del mondo sulle criticità degli ospedali, che stanno raggiungendo il limite massimo: “La variante Delta – ha detto Ghebreyesus – sta facendo il giro del mondo a un ritmo bruciante, guidando un nuovo picco di casi e decessi“, che poi aggiunge un monito ai Paesi che “mentre allentano le misure di salute pubblica e sociali, devono considerare l’impatto sugli operatori sanitari e sui sistemi sanitari, soprattutto nei Paesi a basso reddito gli operatori sanitari esausti stanno combattendo per salvare vite umane in mezzo a una carenza di dispositivi di protezione individuale, ossigeno e trattamenti».
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