Stupro di Palermo, la vittima scrive una lettera: “Non siamo noi sbagliate”

Stupro di Palermo, la vittima scrive una lettera Non siamo noi sbagliate

Stupro di Palermo, la vittima scrive una lettera: “Non siamo noi sbagliate”. Emergono anche molti particolari della sua vita privata

La giovane vittima dello stupro di gruppo di Palermo ha affidato le proprie considerazioni ad una lettera inviata a Zona Bianca, il programma condotto da Giuseppe Brindisi: «Non siamo noi sbagliate, sono sbagliati certi uomini che vedono la donna come un oggetto sessuale e non come un essere pieno di emozioni, sentimenti e vita alle spalle», dice la giovane.

Poi aggiunge la ragazza: «Molte donne hanno paura di denunciare per vergogna, non dobbiamo essere noi a vergognarci ma chi osa sfiorarci senza il nostro consenso. Ho letto di ragazze che dopo quello che è successo a me non vogliono più uscire… ma perché privarci di uscire? Perché noi? Sono le bestie che si dovrebbero essere private».

Nella lettera, la giovane denuncia la mancanza di protezione per le donne: «A volte ci si spaventa per ripercussioni da parte di parenti e amici degli stupratori come è successo a me, che sono stata inondata di minacce. Se ci fosse una protezione completa molte più donne sarebbero disposte a denunciare. Mi dispiace dirlo ma non è sempre così ….».

«Ci sono donne che dopo aver denunciato vengono uccise o sfregiate e di certo nessuno vuole rischiare tutto ciò. — prosegue la lettera —. Se ci fosse più tutela e una legge più incisiva, gli uomini stessi ci penserebbero due volte prima di fare una cosa simile. Molto spesso per loro è un semplice sfogo, ma se si parlasse di ergastolo o comunque di tanti di anni di carcere, ci penserebbero due volte anzi 20 prima di toccare una donna. Poi resterebbero solo i maniaci che purtroppo essendo malati manco gli importa della pena …».

Sulla riabilitazione per gli stupratori, dice: «Ho sentito parlare di rieducazione per gli stupratori … ma come si fa a pensare di rieducare una persona e lasciarla nuovamente in giro dopo che ha rovinato una ragazza? Ora, se qualcuno provasse a toccarmi, io piangerei. Non sono più capace di interagire con un uomo in tal senso».

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La lettera continua con un riferimento alla difficile vita della giovane, che ha perso la madre ed è stata abbandonata dal padre: «Non sto sempre bene nonostante ci siano momenti in cui cerco di risollevarmi pensando al futuro. Purtroppo ho affrontato una vita non facile… ma devo andare avanti, controvoglia, ma devo riuscirci. Non solo perché voglio una vita migliore ma anche per mia madre, che nonostante fosse molto malata e bloccata a letto, si faceva sempre vedere col sorriso. Non si è mai arresa, dopo decenni passati in sedia a rotelle».

«Devono essere forti — dice alle donne che subiscono violenze — perché per quanto sporche si possano sentire, per quanto dolore abbiano potuto provare, c’è sempre una soluzione».

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