Stresa-Mottarone: “freni tolti per soldi”. Oggi i funerali di alcune vittime

Stresa-Mottarone freni tolti per soldi. Oggi i funerali di alcune vittime

Il crollo della funivia Stresa-Mottarone poteva essere evitato. Secondo i primi interrogatori è emerso che non si voleva bloccare il servizio

Nuovi inquietanti risvolti emergono dalle indagini sul crollo della funivia Stresa-Mottarone. Secondo quanto dichiarato dal procuratore Olimpia Bossi, la cabina aveva dei problemi da più di un mese e per cercare di risolverli sono stati fatti almeno due interventi, ma nessuno è stato risolutivo. Perché ciò avvenisse era necessario un intervento radicale, che avrebbe decretato il blocco del servizio.

«Per evitare continui disservizi e blocchi della funivia, c’era bisogno di un intervento radicale con un lungo fermo che avrebbe avuto gravi conseguenze economiche. Convinti che la fune di traino non si sarebbe mai rotta, si è poi voluto correre il rischio che ha portato alla morte di 14 persone. Questo è lo sviluppo grave e inquietante delle indagini», queste sono le parole che Olimpia Bossi ha usato per riassumere gli esiti dei primi interrogatori al titolare della società che gestisce la funivia, Nerini di 55 anni, a Perocchio, 41 anni, direttore di esercizio e Tadini, 63 anni capo servizio. Tutti e tre sono stati accusati di «Rimozione od omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro» e omicidio colposo.

Leggi anche: MOTTARONE, LE CONDIZIONI DI SALUTE DEL PICCOLO EITAN

Secondo il parere dei magistrati, si tratta di un evento di «straordinaria gravità» a cui si aggiunge la «deliberata volontà di eludere gli indispensabili sistemi di sicurezza dell’impianto di trasporto per ragioni di carattere economico e in assoluto spregio delle più basilari regole di sicurezza, finalizzate alla tutela dell’incolumità e della vita dei soggetti trasportati».

L’analisi dei reperti ha infatti permesso di accertare che “la cabina precipitata presentava il sistema di emergenza dei freni manomesso”. Per gli inquirenti, il ‘forchettone’, ritrovato non molto lontano dal luogo dell’impatto non è stato rimosso consapevolmente.

In attesa di nuovi riscontri, arriva la buona notizia del risveglio del piccolo Eitan, l’unico sopravvissuto nel terribile impatto. Il bambino è stabile e respira da solo. Accanto a lui la zia e una psicologa. Oggi, 27 maggio, si terranno i funerali di alcune delle vittime. A Tel Aviv, in mattinata, si terranno i funerali dei familiari di Eitan: il padre Amit Biran (30 anni), la madre Tal Peleg (27 anni), il fratellino Tom (2 anni), il bisnonno materno Itshak Cohen (82 anni) e la compagna Barbara Koniski Cohen (71 anni).

A Pavia, la città dove la famiglia di Eitan viveva, è lutto cittadino. Ad annunciarlo è stato il sindaco Mario Fabrizio Fracassi: “Per la morte di Amit Biran, della moglie Tal Peleg e del piccolo Tom ho intenzione di indire il lutto cittadino. Pavia è una comunità ferita ed è il momento di stringersi nel dolore, di far sentire il sostegno della città a chi ha perso i propri cari, i propri amici. Anche per Eitan, salvato dall’abbraccio protettivo del padre, che ancora lotta per la vita in ospedale. Invito chi crede a pregare per lui”.

Nel primo pomeriggio, invece, si terranno a Varese i funerali di altre due delle 14 vittime. Intanto, Corrado Guzzetti, lo zio di Mattia ed Angelica, i figli di Vittorio Zurloni, morto nella tragedia del Mottarone con la compagna Elisabetta Persanini e il figlio Mattia, ha rilasciato una serie di dichiarazioni all’Ansa, in cui emerge tutta l’amarezza e la rabbia verso l’accaduto: “Ci hanno detto che si sarebbero fatti i funerali di Stato e che avrebbero pensato a tutto loro, poi si sono rimangiati tutto, negandosi al telefono. Sono amareggiato per me e per i miei nipoti e voglio smascherare a nome di tutte le vittime queste promesse da marinaio fatte dalla politica“.

Dopo aver avuto i suoi genitori ammazzati proprio per un discorso di maledetti soldi, prima ci dicono che penseranno ai funerali e poi se lo rimangiano. Dove sono gli aiuti? Delle belle parole dette per tenerci buoni non ce ne facciamo niente. L’unica vicinanza sincera è stata quella dell’Arma dei Carabinieri, soprattutto di Stresa e Verbania. Il resto è la solita politica scaricabarile”. Poi ha aggiunto: “Fa schifo pensare che siano morti per i soldi, sempre i soldi stanno dietro a tutto“.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

error: Il contenuto di questo sito è protetto da Copyright.