Sanremo, Gianluca Grignani: “Il brano che porto è per mio padre”

È uno degli artisti in gara a Sanremo

Gianluca Grignani è uno degli artisti in gara a Sanremo 2023 e su cui c’è maggiore curiosità visto i vari problemi e il passato turbolento.

La canzone che presenta è «Quando ti manca il fiato» è dedicata al padre in cui quest’ultimo, telefonicamente gli chiese «tu verrai o no al mio funerale?».

A Corriere della Sera ha detto:

«Stava bene ed è ancora in vita anche se non ci vediamo da almeno 15 anni. Vive in Ungheria. Non ha ancora sentito la canzone e non vorrei che gli scoppiasse il cuore…».

E sulla chiamata: «Sarà stato una decina di anni fa, era un periodo in cui mi si era rimarginata la ferita provocata della separazione dei miei che era avvenuta quando avevo 18 anni. Era stata una separazione non gestita, ma non fra padre e madre quanto fra padre e figlio. Lui se ne è andato in maniera poco consona: ha messo in mezzo me. Mi sono sentito solo. Non aveva fatto le scelte che sto facendo io ad esempio».

Grignani è anche padre di quattro figli, ma oggi frequenta solo la maggiore. 

«Non vedo i miei figli (frequenta solo la maggiore, ndr) non perché non lo voglia ma perché la mia responsabilità ha fatto sì che io decidessi che questa è la cosa giusta da fare. E questo fa male. Davanti ai figli avrei dovuto gridare e invece sono stato zitto».

Leggi anche: Il turbolento passato di Gianluca Grignani: le sue parole

Poi ricorda il primo Sanremo, nel 1995, tra le Nuove proposte con «Destinazione paradiso». 

«Prima di iniziare questa carriera ero convinto che se il pubblico non mi avesse capito avrei mollato. Arrivai al Festival dopo la pubblicazione di “La mia storia fra le dita” che era stata capita ma non come volevo io: ebbe inizio quell’odissea che tutti dobbiamo attraversare per essere l’Ulisse della nostra stessa vita».

Infine ricorda di quando si accosciò sul palco, nel 2009 a a Viggianello (Potenza)

«Ho più paura adesso. Allora vincevo, rimanevo sempre a galla. Ma quella volta merita di essere raccontata: il giorno prima eravamo a Reggio Calabria in un hotel dove c’era una festa privata. Ci scambiarono per altri e finì male, ci arrivò un tavolo in testa. Il giorno dopo l’agenzia che mi seguiva allora mi fece salire sul palco lo stesso. Mi accasciai apposta, non potevo accettare un trattamento del genere. Poi aggiungo che non sono mai stato un santo e non lo sarò mai».

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *