
Da adesso il fratello di Saman sarà sentito come imputato, per garantirgli una tutela, così come ha precisato la Corte
Il fratello di Saman va sentito come “indagabile” nel processo che riguarda l’omicidio della ragazza pakistana. Di conseguenza deve essere affiancato da un legale. Lo ha stabilito la Corte d’assise di Reggio Emilia, dichiarando l’inutilizzabilità delle dichiarazioni rese dal giovane sino ad ora. Nel processo che riguarda la diciottenne trovata morta nelle campagne di Novellara sono imputati il padre Shabbar Abbas, la madre Nazia e altri familiari.
Dunque solo le dichiarazioni che renderà oggi il fratello di Saman saranno informazioni che verranno prese in considerazione per la sentenza.
«Secondo la Corte d’Assise all’epoca dell’incidente probatorio e dei confronti coi pm c’erano già “precisi indizi di reità” di un suo possibile concorso nell’omicidio della ragazza pakistana che sarebbe stata ammazzata perché si era opposta a un matrimonio forzato in patria» riporta RaiNews.
In altre parole lo si sarebbe dovuto ascoltare come indagato e non come persona informata sui fatti.
Intanto, la misura è stata resa necessaria, dopo le pressioni che il ragazzo ha ricevuto per ritrattare, così come testimoniano alcune conversazioni intercettate.
La Corte ha precisato: “non si intende formulargli degli addebiti ma garantirgli delle prerogative che gli sarebbero spettate sin dal principio”.
Il fratello di Saman sarà sentito martedì 31 ottobre, così come da rinvio, richiesto dalla sua legale Valeria Miari: “Dopo che la sua posizione è cambiata, abbiamo bisogno di tempo per decidere se rispondere o meno” ha chiarito Miari.
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