Morte di Chris Abom, ai domiciliari la persona che lo ha investito e ucciso

Morte di Chris Abom, ai domiciliari la persona che lo ha investito e ucciso. Ha detto di aver preso un cartello stradale
Si sarebbe potuto salvare Chris Abom, il tredicenne di origini egiziane, investito a Negrar di Valpolicella, in provincia di Verona, la sera di lunedì 31 luglio. Se non fossero trascorse due ore dall’investimento e l’intervento dei sanitari, se il giovane fosse stato soccorso subito ora sarebbe ancora vivo.
Tuttavia, saranno gli esiti dell’autopsia a stabilire i dettagli sulla morte del ragazzo, trovato agonizzante in un vigneto sotto il ciglio stradale. L’investitore non si è fermato. Si tratta di un uomo, di 39 anni, originario del posto con precedenti per spaccio e guida in stato di ebbrezza. L’uomo dopo l’incidente è tornato a casa e, il giorno successivo, è andato al lavoro con la stessa auto. Agli inquirenti ha detto di aver sentito un colpo e di aver pensato a un urto contro un cartello stradale.
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Il gip del Tribunale di Verona ha disposto gli arresti domiciliari nei confronti dell’automobilista. Intanto a San Vito di Negrar è stata indetta una raccolta fondi per sostenere la famiglia della giovane vittima. L’iniziativa è della Polisportiva dove il ragazzo giocava negli Under 14. Venerdì sera amici e parenti si raccoglieranno in una veglia di preghiera.
«Chris era un ragazzo con una passione straordinaria, sempre allegro e con il sorriso», così lo ricorda Matteo Zanotti, presidente della Polisportiva Negrar, che aggiunge «Chris è arrivato con noi fin dalla seconda elementare, ormai faceva parte delle nostre squadre giovanili da 5-6 anni. Ci era stato mandato dai servizi sociali del Comune, lo abbiamo accolto a braccia aperte e si era subito integrato benissimo». «Era un ragazzo solare che dava tutto e tutti lo cercavano. Era benvoluto e siamo tutti sconvolti da questa fine atroce».
«È morto mentre lo tenevo tra le mie braccia», ha raccontato il padre del giovane. «Era bravo a giocare. Ma il suo sogno era di diventare ingegnere, per costruire case e strade. Perché mio figlio era intelligente. Io in Africa non ho potuto studiare, ma a lui piaceva andare a scuola e, quando non capivo qualcosa, Chris poi me la spiegava così bene che capivo tutto. Ero fiero di lui». Poi aggiunge: «Ringraziamo i carabinieri, perché hanno trovato subito l’investitore, anche se non capisco perché sia ancora libero. In Ghana, per un caso del genere, il responsabile finisce in prigione e non esce più».
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