Milano, detenuto evade dall’ospedale. Poliziotto in coma dopo l’inseguimento

Milano, detenuto evade dall’ospedale. Poliziotto finisce in coma dopo l’inseguimento a seguito di una caduta
Un detenuto palestinese di 32 anni, Nazim Mordjane, è evaso questa mattina lanciandosi da una finestra del secondo piano dell’ospedale San Paolo di Milano, dove era ricoverato dalla serata di ieri, 20 settembre.
Nel tentativo di fermarlo, l’agente di polizia penitenziaria che lo stava piantonando si è lanciato all’inseguimento, ma è caduto rovinosamente battendo la testa. Ora si trova ora ricoverato in condizioni gravissime. Nella nottata è stato sottoposto ad un delicato intervento chirurgico ed ora risulta in coma.
Il detenuto era in carcere dal mese di agosto per concorso nella rapina di un Rolex. In ospedale è giunto dopo essere rimasto ferito in una lite con altri detenuti nel San Vittore.
“Negli ultimi due anni sono aumentati gli episodi di questo tipo – spiega a Fanpage.it Di Giacomo -. Solo nell’ultimo mese sono già avvenuti quattro tentativi di evasione dagli ospedali. È aumentato anche il numero di suicidi in carcere: l’anno scorso sono stati 84, quest’anno sono già 54″.
Inoltre, per il sindacalista la responsabilità è anche del Governo “che non mette in campo nessuna soluzione concreta. È una situazione ingestibile. Il dipartimento della amministrazione penitenziaria andrebbe rivisto perché probabilmente non sono in grado di gestire una situazione così complicata”.
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Poi aggiunge: “Evidentemente questo Governo ha fallito: non è stato messo in campo nessun investimento. L’unica cosa che è stata fatta, è stato assumere tremila poliziotti penitenziari che però basteranno a malapena a coprire chi andrà in pensione”.
Infine sottolinea un altro aspetto, ovvero la mancanza di medici e operatori sanitari: “Negli ultimi due mesi c’è stato un fuggi fuggi di medici perché c’è stato un aumento delle ospedalizzazioni. Sono aumentati i casi di medici picchiati da detenuti: la situazione è diventata ingestibile. Quello che la politica fa per risolvere il problema è non parlarne. A nessuno interessa ciò che succede in carcere”.
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