
L’uomo ha parlato dopo la richiesta di archiviazione
Nelle ultime ore è stata richiesta l’archiviazione dell’indagine sulla morte dell’ex artista e cantante di Amici Michele Merlo.
Una decisione che delude e lascia basiti come ha spiegato, a Repubblica, il padre di Merlo, Domenico.
L’accusa era stata mossa nei confronti del medico di base di Rosà Domenico Pantaleo
«Il punto non è un giovane medico di base che ha commesso un errore madornale. Il punto è il sistema che per anni ha promosso i tagli e le politiche che hanno prodotto le condizioni perché un errore del genere fosse commesso».
Ora la famiglia farà ricorso e si opporrà: «hanno aspettato più di due anni per giungere a una conclusione alla quale sarebbero potuti arrivare dopo sei mesi, risparmiandoci questa attesa straziante».
Il padre aggiunge: «Ci sono diverse perizie che dicono la stessa cosa: con le giuste cure Michele aveva altissime probabilità di essere salvato. Eppure per il pm non è possibile stabilirlo con certezza. Lo capisco, ma che mi si venga a dire una cosa del genere dopo due anni… Io vorrei solo che il pm si mettesse anche solo per un minuto – non dico per oltre due anni, basterebbe un minuto – nei nostri panni. Se immaginasse cos’è diventata la nostra vita…».
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Infine: «Prima ci eravamo rivolti al pronto soccorso di Cittadella, in provincia di Padova e, il 26 maggio, a quello di Vergato, fuori Bologna, da cui Michele venne mandato via con un antibiotico. E allora, secondo lei, io con chi me la dovrei prendere? Con Vitaliano Pantaleo? Con un ospedale? No, questo è un problema di sanità».
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