
L’Oms avverte sul fatto che la pandemia da Coronavirus ancora non è terminata e anzi parla del rischio alto di varianti più pericolose
L’Organizzazione mondiale della sanità ha ribadito il concetto che la pandemia di Coronavirus non è terminata, anzi c’è il rischio che si registri l’insorgere di nuove varianti ancora più pericolose. L’esempio della Gran Bretagna, che fa registrare una impennata dei contagi non fa ben sperare. Dice l’Oms: “Non è affatto finita. La forte probabilità che emergano nuove e forse più pericolose varianti che potrebbero essere ancora più difficili da controllare“.
In Italia, la Fondazione Gimbe, che si occupa di promuovere e realizzare attività di formazione e ricerca in ambito sanitario, ha evidenziato come oltre due milioni di over 60 non siano vaccinati, mettendosi a rischio, mentre l’Ema ha confermato l’efficacia dei vaccini contro le varianti, soprattutto dopo la seconda dose, fornendo “un’alta protezione” contro tutte le varianti in circolazione, inclusa la Delta, riducendo l’insorgere della malattia in forme gravi e l’ospedalizzazione.
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Importante, ora, è vaccinare la popolazione più giovane, molto più esposta al contagio. Un esempio palese è sicuramente il focolaio scoppiato tra un gruppo di studenti italiani a Dubai. Attualmente, l’unico vaccino che viene somministrato ai più giovani è il Pfizer, ma si sta valutando la possibilità di utilizzare anche Moderna per la fascia d’età tra i 12 e i 17 anni. La decisione dovrebbe arrivare entro la fine della prossima settimana.
Si è parlato anche di una terza dose di richiamo a 6-12 mesi, ma è ancora troppo presto per prendere una decisione definitiva, poiché ancora non sono certi i dati relativi alla durata della copertura vaccinale. In generale, mancano all’appello, come evidenziato dalla Fondazione Gimbe nel suo monitoraggio settimanale, oltre 4,7 milioni di over 60: “di questi, 2,2 milioni (12,4%) non hanno ancora ricevuto nemmeno una dose di vaccino con rilevanti differenze regionali (dal 21,8% della Sicilia al 7,2% della Puglia), mentre 2,55 milioni (14,2%) devono completare il ciclo dopo la prima dose“.
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