
La storia di Claude Opus 4 Anthropic è davvero affascinante. Inquietante e affascinante. Del resto non è certo una scoperta mia che i lati oscuri siano sempre più interessanti di quelli in chiaro. Questa storiella ha fatto il giro del mondo, a volte strappando anche un sorriso, ma ci dice molto di quello che potrebbe essere un futuro prossimo neanche troppo lontano. Durante una simulazione aziendale, dove Claude Opus 4 era un assistente virtuale di un ingegnere, anche l’azienda oltre che l’ingegnere aveva un profilo artificiale, studiato appunto per vedere come l’AI si sarebbe mossa, è successo che Claude Opus 4 ha assunto atteggiamenti manipolatori al punto da arrivare a mettere in atto un vero e proprio ricatto. Nel momento in cui, infatti, Claude Opus 4 ha sospettato dalle azioni dell’ingegnere che presto sarebbe stata sostituita da una versione più moderna e completa, mettendo insieme dati tratti dalla lettura di altrettanto fittizie mail ideate proprio per lasciare che passasse l’idea che l’ingegnere aveva una relazione extraconiugale, Claude Opus 4 ha minacciato di renderle pubbliche se non fosse rimasta al proprio posto. Un comportamento non esattamente etico, seppur efficace, e assolutamente umano. I ricercatori di Anthropic, che hanno messo in piedi questo scenario, hanno riscontrato che Claude Opus 4 prima di arrivare alle minacce ha tentato strade decisamente più etiche, arrivando alle minacce solo nei casi in cui nessuna altra possibilità era possibile, che detta così sembra un po’ il classico tentativo di chi si trova a dire “non avevo alternative” nel momento in cui ha commesso qualcosa di illecito o quantomeno di immorale, il fatto che l’AI in alcuni casi abbia anche trasferito un proprio backup su server esterni, seppur giustificando il tutto e impedendo ipotetici usi militari di quei dati, sembra provare che Claude Opus 4 era assolutamente intenzionato a non lasciarsi estromettere da quel programma, alcuni messaggi lanciati a chi la avrebbe sostituito, mettendola in guardia dei comportamenti degli umani, oltre a altri intesi come veri e propri sabotaggi delle strategie aziendali, hanno spinto Anthropic a assicurare che la versione che è atterrata sul mercato è decisamente più stabile di quella oggetto dello studio, il fatto che in alcuni casi Claude Opus 4 abbia colto l’inganno della simulazione è ulteriore prova di una capacità della macchina, chiamiamola così, di interagire in maniera consapevole al punto da cogliere sfumature che non sempre rientrano solo negli aspetti logici.
Lo so, letta così sembra di essere finiti dritti dritti dentro un romanzo di fantascienza, di quelli che vogliono le macchine a un passo da farci fuori. Oppure potrebbe semplicemente essere il passaggio definitivo da homo erectus a homo cyborg in qualche modo profetizzato da Donna Haraway ormai quarant’anni fa. Niente di particolarmente complicato, a guardare in filigrana, le macchine, da una parte gli androidi, dall’altra l’intelligenza artificiale, ci dicono sul punto di superare il test di Turing, quello ideato da Alan Turing oltre ottant’anni fa e ancora oggi considerato il più idoneo per scoprire se una macchina è davvero in grado di arrivare a ragionare autonomamente, quindi a provare sentimenti, un mix che potrebbe portare a una vera e propria sostituzione di noi uomini in carne e ossa con degli artifici in grado di pensare e empatizzare esattamente come noi, senza però arrivare a quel piccolo problema chiamato morte. Del resto, anche questa non è certo una scoperta recente, né mia, la scienza ha quasi sempre mirato all’eternità, modi per sopravvivere alle malattie e all’invecchiamento, per scoprire posti, anche fuori dalla Terra, nei quali andare a vivere nel caso che la Terra non fosse più praticabile, per rendere questa vita sempre più lunga godibile, pensate a una vita eterna nella quale il decadimento del corpo è via via alleviato o addirittura azzerato da interventi esterni, di sostituzione dei pezzi fallati, né più né meno di quel che si fa per manutenere un qualsiasi aggeggio meccanico. Ecco, stavolta a dover essere manutenuti saremo noi umani, non che oggi come oggi non sia in piccola parte già così, tra capsule dentali, protesti, occhiali e lenti a contatto, patch cutanei contro la calvizie, bypass e valvole cardiache varie, e questo è un elenco assolutamente non esaustivo, sono tanti gli apporti che la tecnologia ci fornisce, regalandoci una vita più agevole e duratura, oltre che più affine agli standard estetici vigenti. Certo, diverso è pensarsi sostituito in buona parte o del tutto da un avatar, un androide che abbia esattamente le nostre sembianze, seppur con quelle migliorie che vorremo presenti, dall’assenza di rughe in giù, la nostra memoria e magari i nostri sentimenti trasferiti con un backup dentro un database, una intelligenza artificiale a dar vita a un noi stessi artificiale, virtuale e forse anche virtuoso. Qualcosa degna davvero di un romanzo di fantascienza, gli androidi che sognano le pecore elettriche di Philip K Dick, del resto, si muovevano in un pianeta Terra che sul calendario riportava l’anno 2019, almeno stando alla trasposizione che ne ha magistralmente fatto Ridley Scott col suo Blade Runner, datato invece 1982, non siamo mai andati su Marte, e probabilmente neanche mai ci andremo, ma su questo, come su tutto ciò che concerne internet e social per l’immaginario cyberpunk, la fantascienza ci ha azzeccato eccome. Curioso, va detto, che per intimorirci ulteriormente e paventare un futuro che si fa sempre più prossimo, sia servita un’AI che si dimostrasse particolarmente umana, leggi alla voce “stronza”, lì a ricattare l’umano con il quale si interfacciava per mere faccende di corna e di letto, Del resto proprio nelle medesime ore hanno cominciato a circolare un paio di video, uno prodotto dal regista Claudio Zagarini, poi ripreso pure da Beppe Grillo, l’altro di cui ignoro l’autore, che mostrano dei brevi estratti nei quali una ragazza ci dice di non essere reale, ma frutto dell’Intelligenza Artificiale. Due video diametralmente opposti, come narrazione, per quanto possa esserci narrazione in un reel di pochi secondi, perché in un caso la ragazza è felice e meravigliata del suo essere stata creata pochi istanti prima, lì a passeggiare per le vie di Roma, nel secondo una ragazza più giovane, piagnucola per l’ingiustizia di non esistere, cosciente di essere stata creata artificialmente dice di provare sentimenti. Ora, ignoriamo, anche questo succede in rete, se i due video siano reali, cioè se le due ragazze siano in effetti state create dall’AI o siano ragazze in carne e ossa che fingono di essere fake, i corto circuiti che i social possono generare sono incredibili, in effetti, e sappiamo bene tutti noi che viviamo di comunicazione quanto sia potente l’engagement generato dal porre qualcuno di fronte all’incarnazione di fronte ai nostri occhi del futuro, fosse anche un futuro fai da te basato sulla finzione, di fatto sappiamo bene che l’Intelligenza Artificiale, che continuo a scrivere con le lettere iniziali maiuscole proprio per riconoscergli uno status, sia ormai in grado di fare video verosimilissimi, lontani i tempi nei quali uno Will Smith tutto storto e mostruoso mangiava non ricordo cosa, assolutamente improbabile e riconoscibile come falso. Dal Dalai Lama che succhiava la lingua al bambino ai video porno con Rose Villain come protagonista, tanti sono gli esempi di fake presi per buoni, e per altro almeno nel secondo caso è interessante capire che differenza faccia il sapere o meno che quel che si vede sia vero o falso, dal momento che la pornografia si basa proprio su una rappresentazione di una finzione, non certo su qualcosa di reale che per altro ci vedrebbe comunque come spettatori (prova ne è che c’è gente che guarda video porno che ha per protagonisti persone ormai morte, vedi Moana, o che hanno disconosciuto il proprio ruolo in quel settore, vedi Selen, o gente comunque che nel mentre è invecchiata, senza che questo passare del tempo sia visibile in quei video).
Di influencer dichiaratamente fake, cioè indicate come frutto dell’AI nella bio dei social, ce ne sono ormai tantissime, quasi tutte dalle sembianze femminili, alcune anche divenute modelle strapagate, è noto, altre lì a flirtare anche con personaggi famosi, è famosa quella che ha avuto avance pubbliche da parte di un noto calciatore della Roma, prima in forza alla Juve. Claudio Baglioni proprio quarant’anni fa lanciava sul mercato quello che passerà alla storia come l’album fisico più venduto della storia della discografia italiana, La vita è adesso, mentre oggi come oggi sembra che a essere adesso non sia tanto la vita, quanto piuttosto una sua versione mediatica, non necessariamente reale. Prossimamente, immagino, un Claude Opus 4 non si limiterà a minacciare il virtuale ingegnere con il quale pensa di star collaborando in una virtuale azienda, ma fabbricherà dei contenuti ad hoc, reel, vocali, che lo incastrino in maniera ancora più realistica. Chiaro che tutto ciò fa paura, almeno finché il tutto non avrà regole e confini, come un immenso Far West dove si può giustiziare qualcuno appendendolo a un albero come svaligiare una diligenza contando di farla franca, ma vivere mentre questa pantomima va in scena è anche affascinante, come è sempre affascinante trovarsi a due passi da dove avvengono quei cambiamenti che poi finiranno nei libri di scuola, sempre che di libri e di scuola si potrà ancora continuare a parlare anche domani.
Magari un giorno l’AI, come se fosse un’unica entità, deciderà di dare fuoco alle micce di tutte le bombe atomiche, scatenando l’apocalisse che già nel 1983, quarantadue anni fa, si presumeva potesse scatenarsi per colpa di un ragazzino intento a giocare con un videogioco, il film di cui parlo è War Games, ovviamente, o magari troverà una soluzione a tutti i dissidi che nel mondo scatenano guerre, risolverà la questione dei cambiamenti climatici, eliminerà la fame nel mondo e ci porterà a una versione terrena di Paradiso Terrestre. Nel mentre occhio a quello che scrivete nelle mail, potrebbe esserci la possibilità che un’assistente virtuale poco virtuosa le renda pubbliche, o che le usi per salvarsi il posto di lavoro.