Le serie come You e le Manic Pixie Dream Girl ci hanno stancate

Le cose saranno pur migliorate nel mondo, ma noi donne continuiamo a rimanere un semplice oggetto o espediente nella vita dei veri protagonisti: gli uomini, e You ne è l’esempio.

Qualche giorno fa è uscita la quinta stagione di You, e non voglio soffermarmi sul fatto che avremmo fatto a meno di un’ennesima stagione inutile, riempitiva e probabilmente con la trama più brutta mai vista, ma non è questo il punto.

Il punto è il ruolo delle donne nella serie You, ma un po’ in quasi tutte le serie tv, i film, specialmente se con protagonisti maschili.

Le donne sono incatenate da secoli nel personaggio secondario, un soprammobile, e uscirne sembra quasi impossibile, o in ogni caso estremamente difficile.

In You la donna ricopre il tratto di “Manic Pixie Dream Girl”, un archetipo di donna che spesso è stato utilizzato, anche in film diventati cult, in cui la ragazza in questione incarna la donna alternativa, che fa sempre la prima mossa, intraprendente, dolce e ingenua, un po’ artista, bella ma che non sa di esserlo e che si distingue da tutte le altre ragazze, attraverso il suo stile, i suoi interessi e i suoi modi di fare, insomma la classica ragazza che entra nella vita del protagonista, gli fa perdere la stessa e poi gli spezza il cuore.

In tutte le stagioni di You c’è una donna che incarna questo stereotipo, di cui lui si ossessiona, che manipola e che poi finisce per ammazzare, sì vi ho fatto uno spoiler, mi dispiace, ma non potevo spiegare il senso altrimenti.

Questa stagione riporta la stessa dinamica, ennesima ragazza un po’ persa, amante dei libri, che diventa suo oggetto di desiderio.

Io non critico la scelta di avere come protagonista uno stalker, ossessivo e violento, quella è la storia e anche se lui è l’esempio lampante del patriarcato messo in atto, va bene così, è una storia, una narrazione, ed è anche lecito portare una finzione violenta e sessista, insomma la finzione non deve essere per forza educativa, io anche mi sono guardata la serie e le prime due stagioni le ho anche apprezzate.

Critico però l’ennesima rappresentazione di quella donna lì, come se le donne non potessero essere rappresentate in altro modo.

Finzione o realtà, le donne ancora oggi, vengono sempre e solo viste come oggetto di desiderio e di funzione per la storia di un uomo, non avranno mai la loro funzione singola, il loro scopo, la loro centralità, loro servono solo in relazione a.

Questo mi lascia tristezza, perché è vero che le serie e i film sono storie, come i libri, sono racconti, ma sono anche un mondo immaginario, e la verità è che questo mondo immaginario è molto reale, e che spesso, per raccontare la fantasia noi prendiamo spunto da quello che vediamo nel mondo in cui viviamo.

E le donne sono questo, sono un soprammobile.

La donna come pretesto narrativo, senza storia a sé stante, con il suo salvatore, l’uomo, che è messo apposta lì per tirarla fuori da sé stessa, alimentando il suo ego.

Non guidano la trama, non hanno una voce, con una finzione di empowerment ricoperta dalla forza del personaggio femminile, che però casca nel momento in cui arriva il cavaliere a risolverle i problemi, a darle un senso di vita.

Una donna senza un uomo non può esistere per loro, ma un uomo senza una donna sì.

È tutto lì il problema.

Non solo You, ma tutta quella serie di narrazioni in cui noi ancora abbocchiamo e che, in certi casi, troviamo anche romantiche, perché non ci rendiamo conto che non abbiamo il potere di avere un vero e proprio ruolo.

So cosa penserete, che è pesante questo discorso, che è solo una serie tv, e che di passi avanti nel femminismo ci sono stati in questi anni, ed è vero, ma non è ancora abbastanza, perché questa retorica non è nuova, eppure ne siamo ancora schiavi, allora mi chiedo quali siano gli effettivi veri cambiamenti di narrazione della figura della donna, e se non cambia la narrazione, come può cambiare la visione generale della figura femminile nel mondo?

Quello che accettiamo di guardare è la rappresentazione di come accettiamo di farci trattare, per questo io lo rigetto e lo critico, perché siamo stanche di ricoprire questo archetipo, dobbiamo riprenderci il nostro spazio e dire basta a serie come You che ci dipingono in quel modo.

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Lucia Monina, nata in Ancona nell'agosto del 2001, è una fotografa e scrittrice, che studia presso l'accademia delle belle arti di Brera, a Milano. Ha esposto le sue fotografie in varie occasioni, tra le quali il punto zero di Sesto, il Lock di Lambrate e il LatoB di Milano. Ha scritto una biografia di Taylor Swift, con Diarkos Editori. Scrive di musica, cinema e arte.

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