Lautaro condannato per un licenziamento. La replica del calciatore

Lautaro

Aveva licenziato una baby sitter malata

Lautaro Martinez, bomber dell’Inter, non ci sta e replica dopo la diffusione di alcune notizie sul suo conto.

Nelle ultime ore è stato infatti condannato a un risarcimento dalla sezione Lavoro del Tribunale di Milano per avere licenziato una baby-sitter gravemente malata.

La donna, di 27 anni, è venuta a mancare alcuni mesi dopo aver mandato la richiesta di risarcimento. Stando al tribunale il licenziamento sarebbe stato illegittimo.
Il calciatore ha però voluto dare la sua versione dei fatti.

“A lungo ho deciso di rimanere in silenzio, per rispetto di una famiglia che con noi non ha mai avuto rispetto. Ma non permetterò che venga infangata la mia famiglia”. Poi aggiunge: “abbiamo assunto una persona già malata, una cara amica, fino a quando la salute non le ha impedito di lavorare. Abbiamo fatto molto per lei e la sua famigli

Poi l’avvocato Anthony Macchia, che difende l’atleta ha spiegato “il licenziamento è stato comminato sei mesi prima del decesso. Non era a conoscenza della gravità della malattia della signora, la quale peraltro aveva lei stessa fatto richiesta di essere licenziata per poter fruire delle retribuzioni differite e del Tfr”.

Il calciatore aveva assunto la donna pr prendessi cura della figlia Nina e soltanto alcuni mesi più tardi lei era stata ricoverata in ospedale a causa di un grave malore e la terribile diagnosi.

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Dopo aver smesso di lavorare avrebbe appreso del licenziamento e avrebbe fatto ricorsi.

I Martinez, sia Lautaro che la moglie hanno detto la propria sulla famiglia che avrebbe aspettato “che la figlia fosse sul punto di morire e non fosse più lucida, per cercare di ottenere dei soldi da noi e approfittare della situazione”.

Secondo l’avvocato Macchia, inoltre, il calciatore “si è reso disponibile a elargire gli importi indicati dal giudice del Lavoro del Tribunale di Milano (peraltro, ben maggiori rispetto a quelli poi indicati nel dispositivo della sentenza dallo stesso magistrato) a un’associazione benefica da scegliermi a discrezione del giudicante e ll’accordo non è stato possibile per il rifiuto degli eredi della signora e dei suoi procuratori presenti in udienza”.

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