Giorgia Meloni chiama la mamma di Giogiò: “dimmi cosa posso fare per te”

Giorgia Meloni chiama la mamma di Giogiò, il giovane musicista ucciso a Napoli: “dimmi cosa posso fare per te”
«Il presidente Mattarella e la premier Meloni devono ricevermi, devono ascoltarmi», sono state queste le prime parole che la mamma di Giovanbattista Cutolo, detto Giogiò, il giovane ucciso a Napoli a seguito di un furto di un motorino, ha detto all’indomani della tragica morte del figlio.
Il suo appello non è rimasto inascoltato, infatti, la premier Giorgia Meloni ha chiamato al telefono la signora Daniela Di Maggio. Il contenuto della telefonata è stato reso pubblico dalla stessa donna in una dichiarazione al Corriere della Sera e al Il Mattino. Ha detto la donna: la premier «Mi ha chiamato dal suo numero privato. Ho risposto, ci ho messo un po’ a capire che era davvero lei. È stata una conversazione tra due madri, sincera ed accorata, mi è sembrato di conoscerla da sempre. Le ho chiesto se potevo chiamarla Giorgia, mi ha risposto “certo che devi chiamarmi Giorgia“».
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Daniela Di Maggio ha aggiunto: «Mi ha fatto una domanda: “cosa posso fare per te?”. Non ho avuto neanche un attimo di esitazione, voglio incontrati, ho risposto, devi aiutarmi a fare in modo che altre madri non vivano più drammi come questo. La criminalità non può averla vinta, dobbiamo proteggere i nostri ragazzi, la parte sana del Paese, il futuro che vorremmo».
Giovanbattista Cutolo, 24 anni, è stato ucciso il 31 agosto da un colpo di pistola nella centralissima piazza Municipio, a Napoli, in seguito ad una discussione per un parcheggio di uno scooter. Giogiò era figlio d’arte. Suo padre è il regista teatrale Franco Cutolo, fondatore della Compagnia Li Febi Armonici. Amava la musica, infatti era un musicista membro dell’orchestra Scarlatti Camera Young, nella quale suonava il corno. Per la sua morte è stato fermato un ragazzo di 16 anni, residente nei Quartieri Spagnoli, già noto alle forze dell’ordine e vicino a uno dei gruppi specializzati in rapine di Rolex.
Sulla vicenda sono intervenuti anche il titolare e i dipendenti del pub, davanti al quale è avvenuta la tragedia. Al pub è stata imposta la chiusura per 30 giorni: “Noi non siamo la causa di quello che è accaduto, abbiamo anche avvertito le forze dell’ordine. Non è giusto essere puniti così duramente, tenendoci chiusi per 30 giorni: rischiamo il fallimento”, dice il titolare. “La decisione – dice il legale del titolare – aggraverà ulteriormente la situazione che si era venuta a creare subito dopo la tragedia, con i clienti che evitavano di fermarsi a consumare. Per questo facciamo un appello affinché questi 30 giorni di stop di vengano risparmiati. Al danno si è unita anche la beffa: se non li aiuteranno a loro non resta altro che chiudere bottega e andare via da Napoli”.
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