Femminicidi nel tempo, il caso di Martina Scialdone

Femminicidi, il caso di Martina Scialdone

Femminicidi nel tempo, il caso di Martina Scialdone uccisa dall’ex compagno, che non aveva accettato la separazione

Il fenomeno dei femminicidi e della violenza di genere in Italia non accenna a diminuire. Il Viminale nell’ultimo report, aggiornato al 7 agosto, riferisce che nel periodo 1 gennaio – 6 agosto 2023 sono stati registrati nel nostro paese 198 omicidi, con 72 vittime donne, di cui 57 uccise in ambito familiare/affettivo; di queste, 35 hanno trovato la morte per mano del partner/ex partner.

Raccontare le storie dei femminicidi non è un tentativo morboso di far riemergere casi di cronaca nera, ma rappresenta un modo per tenere alta l’attenzione sul fenomeno, affinché altre donne, potenziali vittime, possano in qualche modo riconoscersi nelle dinamiche vissute da altre donne e poter così prendere le distanze da ciò che stanno vivendo.

Iniziamo, dunque, con il femminicidio di Martina Scialdone, l’avvocatessa romana di 34 anni, uccisa dall’ex compagno Costantino Bonaiuti di 61 anni. Era il 13 gennaio 2023 e Martina si era recata a cena in zona Furio Camillo a Roma con il suo ex compagno, Costantino Bonaiuti. I due avevano avuto una relazione durata circa un anno, ma da qualche tempo Martina aveva deciso di interrompere quel legame sentimentale. Tuttavia, quella sera aveva accettato di cenare insieme a Bonaiuti, in quello che doveva essere un incontro chiarificatore.

Qualcosa, però, è andato storto. Durante la cena si è verificato un alterco tra i due, anche abbastanza acceso, tant’è che il gestore del ristorante avrebbe invitato la coppia a discutere all’esterno del locale per non disturbare la clientela. La discussione era poi continuata, raggiungendo toni tali da indurre Martina a chiudersi nel bagno del locale. A quel punto, il titolare del locale avvertì le forze dell’ordine, mentre Martina aveva chiamato il fratello. Quando la situazione sembrava essere tornata alla normalità, Martina decise di uscire nuovamente dal locale per affrontare nuovamente Bonaiuti, forse rassicurata dall’arrivo del fratello. Purtroppo, però, la discussione è ricominciata sfociando nell’omicidio. Bonaiuti ha estratto un’arma e ha sparato diversi colpi in direzione di Martina. Prima di darsi alla fuga, l’uomo si è precipitato nel locale, gettando gli altri ospiti nel panico.

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Martina, agonizzante, venne soccorsa dai sanitari del 118, ma le ferite, troppo profonde, non le hanno lasciato scampo. Morì pochi istanti dopo alla presenza del fratello, che era da poco sopraggiunto. In breve tempo Bonaiuti fu rintracciato e fermato dalla Polizia. L’uomo, sindacalista, ingegnere e tecnico dell’Enav, ha utilizzato per uccidere Martina una pistola regolarmente detenuta per uso sportivo.

Tradotto in carcere, è stato accusato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dai motivi abietti e futili. L’avvocato difensore ha parlato di problemi psicologici e psichiatrici e che nelle sue intenzioni non c’era quella di far male a Martina, ma piuttosto a sé stesso. Ragioni che non sono state accolte dal giudice delle indagini preliminari, che ne ha convalidato l’arresto e disposto la permanenza in carcere.

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