Ermal Meta sullo stupro di gruppo a Palermo: “parole dettate dalla rabbia”

Ermal Meta interviene sullo stupro di gruppo a Palermo e sulla dichiarazione postata sui social: “parole dettate dalla rabbia”
Lo stupro di gruppo avvenuto a Palermo ha suscitato l’indignazione degli utenti dei social, che non hanno risparmiato di rivolgere pesanti parole e minacce nemmeno troppo velate, ai responsabili, tant’è che si è ipotizzata la possibilità che si concretizzasse una spedizione punitiva dopo la diffusione in rete delle identità degli accusati.
Tra i commenti degli utenti anche quelli di alcuni vip, tra questi a destare scalpore è stato il commento del cantante Ermal Meta, che ha scritto: «Lì in galera, se mai ci andrete, ad ognuno di voi “cani” auguro di finire sotto cento lupi». Parole che hanno generato la polemica e a cui il cantante ha replicato a Tg1 Mattina Estate: «Le mie parole dettate dalla rabbia ma non ho scatenato odio», ha detto Ermal Meta a Giorgia CArdinaletti.
Poi ha aggiunto: «Ciò che ho scritto d’istinto è stato dettato dalla rabbia di un libero cittadino – continua – Il dolore non deve essere necessariamente personale per poterlo sentire. Ho conosciuto persone che hanno subito stupri e dopo vent’anni il loro dolore è ancora vivo».
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«Quando compi uno stupro – continua il cantante – l’eco di quel crimine dura per tantissimo tempo. Io non ho conosciuto stupratori che hanno fatto 25 anni di galera, ma ho conosciuto vittime di stupro che hanno fatto 20 anni di psicofarmaci. Non è quella forse una prigione?».
Alle accuse di aver generato odio, ha risposto: «Io non ho scatenato nessun odio. L’odio viene scatenato da una certa passività. Spesse volte il non interesse su quello che accade viene travestito da una sorta di garantismo, e non può essere più così».
Infine, ha concluso: «È giusto educare, ma è giusto anche punire qualora l’educazione non funzioni. Tutti i giorni incontro persone che esprimono le proprie paure e la più grande paura è diventata quella dell’altro».
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