Delitto di Giulia Tramontano, il racconto dell’altra donna ai carabinieri

Giulia Tramontano, i messaggi che l'assassino le inviava dopo la morte

Delitto di Giulia Tramontano, il racconto dell’altra donna, una collega di Alessandro Impagnatiello, che poco prima aveva visto la vittima

Da circa un anno, l’assassino di Giulia Tramontano, Alessandro Impagnatiello, aveva una relazione parallela con una collega Italo-inglese di 23 anni. La giovane aveva scoperto di Giulia e del fatto che aspettasse un figlio. Così era riuscita ad ottenere un incontro con Giulia. Le due donne si erano parlate e avevano fraternizzato, forse capendo di essere vittime di un gioco contorto.

Quando la verità è venuta a galla, però, l’assassino ha messo in atto il suo piano omicida. Quando è successa la tragedia, la giovane viene sentita dai Carabinieri, ai quali ha raccontato di come aveva scoperto della relazione: «Ho visto delle foto sul suo telefono che lo ritraevano in vacanza con Giulia a Ibiza, invece a me aveva detto che ci sarebbe andato da solo».

Racconta ancora la giovane: “Conosco Alessandro dal giugno 2022 quando ho iniziato a lavorare come cameriera all’Armani Hotel, mentre lui era ed è un responsabile del bar. Da luglio abbiamo iniziato a frequentarci”. Sulla gravidanza chiarisce: Lo scorso gennaio “sono rimasta incinta, ma non mi sentivo pronta per un figlio e di comune accordo con lui ho deciso di abortire. Ad aprile ho scoperto che frequentava anche un’altra ragazza di nome Giulia”.

Alessandro le ha raccontato solo bugie, come quando le ha mostrato un falso test del DNA, in cui si diceva che il figlio di Giulia non era il suo. Sull’incontro con Giulia dice che una volta recuperato il numero di cellulare di Giulia, le due si incontrano il 27 maggio: “ho deciso di chiamarla e ci siamo incontrate sotto l’hotel dove lavoro alle 17.30”. Il barista, invitato all’incontro che dura circa un’ora, non si fa vedere: “Ci siamo confidate. Abbiamo convenuto che Alessandro ci aveva mentito. Giulia mi ha detto che avrebbe fatto rientro a casa da lui”.

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“Tienimi aggiornata”, si salutano così. Però, poi nota che Giulia “mi stava scrivendo in maniera diversa. Nei messaggi inviati dalle 20.30 alle 21.50 mi scriveva che lei non era stata sincera e di lasciarla in pace”. La donna allora chiama Alessandro alle 23.29: “Era sul balcone, gli ho chiesto dove fosse Giulia. Ha detto che stava dormendo, gli ho chiesto di farmela vedere (in videochiamata, ndr), allora ha detto che era a casa di un’amica”.

Per gli inquirenti, Giulia era già morta da ore. Continua la giovane: “Alessandro insisteva nel volermi vedere, non ho risposto alle sue numerose chiamate. Era sotto casa, voleva parlarmi per almeno 5 minuti. Gli ho parlato solo dalla finestra, dal ballatoio. Mi ha detto che Giulia era bipolare, che il figlio non era suo. Gli ho detto di andarsene. Ho avuto paura a farlo entrare perché non sapevo che fine avesse fatto Giulia e di cosa fosse capace lui”.

Il giorno dopo i due si rivedono al lavoro: “Alessandro mi sembrava strano. Gli ho chiesto di Giulia, mi ha detto che non rispondeva nemmeno a lui, che non sapeva dove fosse. Dallo zaino che aveva in spalla ho visto fuoriuscire dei guanti in lattice azzurri”. La giovane donna trova il contatto della sorella di Giulia, che le dice di non essere bipolare. Poco dopo la convocazione dai carabinieri.

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