
Caso Regeni, stop al processo perché “l’Egitto non collabora”. La famiglia di Giulio chiede l’intervento del premier Mario Draghi
Il processo contro responsabili della morte di Giulio Regeni ha subito un brusco stop. Secondo le autorità egiziane, il procedimento contro i quattro ufficiali della National Security è considerato archiviato, poiché sono ritenuti innocenti. Gli imputati sono: il generale Sabir Tariq, i colonnelli Mohamed Athar Kamel e Helmi Uhsam, il maggiore Magdi Ibrahim Sherif (accusato anche delle torture e dell’omicidio).
Su questa base, l’Egitto non ha mai comunicato gli indirizzi degli imputati per la notifica, da parte della Corte di Assise di Roma, degli atti necessari per affrontare il processo. Essendo, in patria, considerati innocenti, l’assistenza giudiziaria sollecitata dalla ministra della Giustizia Marta Cartabia, non non avrà alcun esito.
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Al momento, dunque, non vi sarebbe nessuna possibile soluzione al caso, nemmeno politica. Il giudice ha rinviato l’udienza di altri 6 mesi, al 10 ottobre. Tuttavia, i genitori di Giulio non si arrendono e fanno appello a Draghi, perché intervenga.
L’avvocato della famiglia Regeni, Alessandra Ballerini, ha dichiarato: «Siamo indignati dalla risposta della Procura del regime di Al Sisi che continua a farsi beffe delle nostre istituzioni e del nostro sistema di diritto. Chiediamo che il presidente Draghi, condividendo la nostra indignazione, pretenda, senza se e senza ma, le elezioni di domicilio dei 4 imputati. Oggi è stata un’ennesima presa in giro».
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