
Caso Claps, le dichiarazioni dell’investigatore privato che seguì il caso di Elisa su incarico dei familiari della giovane
Dopo la messa in onda della fiction dedicata al caso Elisa Claps, il Corriere della Sera riporta le dichiarazioni di Marco Gallo, l’investigatore privato salernitano che è stato consulente della famiglia Claps e che conosce molto bene i dettagli dell’intera vicenda.
L’investigatore ha seguito la fiction e a tal proposito ha detto: «Assistere a questa fiction – dice – per me è stato come riaprire una ferita mai chiusa, una vicenda trasposta televisivamente molto bene, con attori bravi e convincenti, sia per quello che è accaduto che per le dinamiche messe in atto per i depistaggi vari». Poi ha rivelato che la produzione e gli sceneggiatori gli chiesero il materiale in suo possesso: «mi chiesero tutto il materiale in mio possesso, foto, video, documenti di 17 anni di indagini più i due successivi al ritrovamento del corpo mummificato di Elisa, materiale inedito che non hanno neanche la polizia e i carabinieri. Io se devo dare qualcosa del mio archivio lo faccio a determinate condizioni, non ne ho voluto sapere di queste persone. Semmai un giorno ne farò un libro».
Gallo poi interviene su alcuni aspetti della fiction, rivelando di essere rimasto molto colpito dalla somiglianza dell’attore, Giulio Della Monica, che interpretava Danilo Restivo, considerato l’assassino di Elisa, ma anche dall’immagine di don Mimì, il sacerdote che non si è mai messo a disposizione per chiarire i contorni della vicenda.
L’investigatore, però ha notato una inesattezza che riguarda Eliana, la migliore amica di Elisa. Nella fiction Eliana accompagna accompagna fin davanti alla chiesa Elisa che dice di avere un appuntamento con Restivo: «Nella realtà invece – dice Gallo – e sta agli atti degli interrogatori – Eliana entrò con Elisa da un ingresso laterale della canonica, l’accompagnò fin dentro e poi fu mandata via o minacciata da Restivo. Elisa non sarebbe rimasta mai da sola con quell’uomo perché le faceva paura».
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Infine, Gallo fa una considerazione sul padre di Restivo: «Il padre capi’ subito, quel 12 settembre del 1993, che il figlio aveva combinato un guaio e invece di denunciarlo mise in atto una colossale operazione di copertura e depistaggio. Danilo era veramente malato, io l’ho visto al processo a Salerno, ho un aneddoto: lo difendeva una donna avvocato che si avvicinò a lui che stava in gabbia. Gli disse alcune cose e poi si girò. Allora mi colpì il suo sguardo lascivo».
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