Antonio Pascotto presenta il suo nuovo libro Romanzo Digitale

Intervista ad Antonio Pascotto, giornalista e caporedattore di TGCOM24: arriva il suo nuovo libro Romanzo Digitale
Chi si ricorda ancora dei calendari a blocchetto? Quelli dai quali tutte le mattine si staccava il foglio del giorno precedente con una ritualità irrinunciabile.
Quante volte abbiamo sbirciato tra le pagine dei giorni ancora lontani con la speranza di poter immaginare il futuro attraverso quella carta leggera che ci accompagnava tra settimane, mesi, anni.
Il futuro. Un immenso enigma che fin dalla notte dei tempi l’uomo tenta di svelare con ogni mezzo, ma che si è sempre fatto beffe di chi pensava di poterlo divinare, sorprendendo l’umanità con improbabili colpi di scena degni del miglior commediografo. Ed è proprio in questo futuro che Antonio Pascotto ci accompagna tra le pagine del suo nuovo libro: “Romanzo Digitale”, edito per i tipi di Edizioni Jolly Roger. Un diario che ripercorre momenti vissuti e anni impossibili da dimenticare, scanditi dalla musica, dalla letteratura e dai grandi interrogativi che ci siamo sempre posti. Pagine che attraversano un passato lontano, per poi giungere a quello più recente segnato dalla Pandemia come da una ferita ancora aperta che – lo sappiamo – lascerà dietro di sé una cicatrice che nemmeno il tempo riuscirà mai ad attenuare.
E poi il futuro, scandito dai passi sempre più veloci di una tecnologia in continua parabola ascendente, che dalla semplice elaborazione dati affidata a elementari algoritmi giunge fino ai confini della Creazione con l’Intelligenza Artificiale, capace di generare un pensiero proprio, esattamente come tratteggiato da pochi visionari (ma non troppo) autori della migliore fantascienza.
Il romanzo di un giornalista di rango non può che instillare domande, le risposte alle quali sono dentro ognuno di noi. Ma è bello lasciarsi prendere per mano in una passeggiata lunga fino al 2033. E Antonio Pascotto si rivela un eccellente accompagnatore.
Antonio Pascotto, giornalista, lavora a Mediaset dal 1993. Attualmente è caporedattore della testata TgCom24. Tra le sue pubblicazioni: La televisione senza palinsesto. Contenuti nella tivù dell’era digitale, De Angelis Editore, 2007; Alberto Sordi. Il cinema e gli altri, De Angelis Editore, 2008; L’informazione connessa, Armando Curcio Editore, 2012; Il mondo senza Internet. Connessioni e ossessioni. Dallo scandalo Facebook alla quiete digitale, Male Edizioni, 2019.
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Il mondo è in continua evoluzione. Cosa sta cambiando intorno a lei?
Vedo molta confusione. Siamo tutti molto ansiosi. Voglio dire: non riusciamo più a cogliere le differenze tra le azioni che compiamo con o senza un dispositivo tecnologico. Abbiamo la sensazione che tutto sia scontato. Ma non è così. Il mondo, quello digitale, ci offre sempre una soluzione tecnica. Quello che non è chiaro è se queste soluzioni hanno come obiettivo il raggiungimento del benessere. C’è chi sostiene che con l’interconnessione tra uomo e macchina la realtà oggettiva è finita. Ma il problema riguarda, appunto, il nostro rapporto con quello che ci circonda. Quando non riusciremo più a comprendere il mondo in cui viviamo e non avremo più nulla da condividere con gli altri, allora ci sarà da preoccuparsi davvero.
Qual è il messaggio e su cosa fa riflettere il suo ‘Romanzo digitale’?
Non ho risposte certe e non lancio messaggi. Ma in Romanzo Digitale faccio una serie di riflessioni attraverso i diari del protagonista, che partono dal 2020, anno della pandemia e del lockdown, per arrivare fino al 2033. Riflessioni che riguardano la tecnologia ma non solo. Nel libro si parla del cambiamento climatico, dei nuovi modelli di città, del calo delle nascite, della voglia di scoprire se è possibile vivere anche su altri pianeti. Al centro rimane sempre l’uomo, alla continua ricerca di sé stesso.
Cosa pensa dell’intelligenza artificiale?
Qualcuno parla di rischio di estinzione del genere umano proprio a causa di questo tipo di intelligenza. Io dico che il progresso non si può fermare. E avremo sempre di più a che fare con le macchine cosiddette intelligenti. È proprio per questo che dobbiamo essere capaci di capirle, studiare a fondo i loro meccanismi, convivere con loro. È un modo per stabilire una giusta relazione tra uomo, ambiente e tecnologia. Abbiamo tutti gli strumenti per poterlo fare. A partire proprio dall’intelligenza, quella nostra, passando per le emozioni che ancora riusciamo a provare. L’intelligenza artificiale fa delle cose impensabili per l’uomo, ma non sa perché. È questo il nostro vantaggio.
Quando è approdato in Mediaset?
Nel 1993. Entrai subito nella redazione del Tg4 di Emilio Fede. Oggi sono caporedattore della testata giornalistica TgCom24.
Cosa ricorda dei suoi inizi?
Sono entrato in Mediaset dopo una lunga gavetta in radio e tv locali, passando per le redazioni di alcuni quotidiani, come lo storico Roma. Ma la passione della radio non è mai tramontata. Ricordo come fosse ieri le lunghe trasmissioni tra musica e collegamenti telefonici con gli ascoltatori. Tutto rigorosamente in diretta. Tra un disco e l’altro, nei programmi, si parlava di attualità, curiosità, delle notizie più importanti della settimana. All’epoca non c’erano i telefonini e non c’era Internet, e quello era un modo per dialogare con la gente e scambiarsi opinioni. Noi, i ragazzi della radio, eravamo da questo punto di vista fortunati. Il piatto forte era la musica, ovviamente. In tanti ci telefonavano da casa per richiedere la canzone preferita. O anche per dedicare un brano al fidanzato o alla fidanzata, al marito, alla moglie, a un amico o comunque a una persona cara. Le frasi erano tipo: «A Maurizio con tanto affetto da Eleonora». Oppure: «A Carlo con amicizia» e così via. Si andava avanti per tutta la trasmissione tra un brano musicale, una dedica, una chiacchierata e così via.
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