Angela Carini torna a parlare: «Nessuna delle italiane mi ha teso una mano»

Angela Carini torna a parlare: «Nessuna delle italiane mi ha teso una mano»

La pugile è stata nell’occhio del ciclone

Angela Carini, pugile presente ai Giochi Olimpici di Parigi è stata nell’occhio del ciclone per la vicenda Imane Khlif e per il suo ritiro dal match.

Dal 3 all’8 dicembre tornerà sul ring per gli Assoluti di Seregno. Nell’edizione odierna di Repubblica la pugile si racconta e torna sulla scelta di non abbandonare la boxe.

«In fondo non sono mai andata via. Ho solo pensato fosse giusto allontanarmi per un po’ da tutti e stare con la mia famiglia, il mio ragazzo. Insomma con chi mi ama.

La pressione, ammesso che ci sia, non la sento neanche un po’. Sono carica, a parlare sarà il ring come lo ha sempre fatto nella mia vita. Ogni incontro ha la sua storia, gli Assoluti apriranno una storia nuova».

Carini ricorda anche di aver pianto dopo il match di Parigi:  «Quelle lacrime in ginocchio erano un chiedere scusa a mio padre che non c’è più. In quel momento si è fermato il mondo.

E ho capito che il mio sogno di regalargli la medaglia olimpica era svanito di nuovo. Anni di duro lavoro che nessuno ti restituisce, di privazioni in cui ho sacrificato tutta me stessa».

«Sarebbe facile cancellare tutto, ma non lo farò. La verità è che molti preferiscono parlare male invece che immedesimarsi in te. Non sanno che il coraggio sta già nel salire sul ring quando tutto il mondo ti sta guardando, il coraggio è la saggezza delle scelte che si fanno».

Su Imane Khelif: «Ho detto allora che non giudico nessuno. Però sarebbe bene che neanche Imane lo facesse con me. Non voglio aggiungere altro».

La Carini risponde alle accuse secondo cui sarebbe stata mal consigliata.

«Sono state dette tante cose non vere sul mio conto, anche in alcune trasmissioni televisive nelle quali si cercava di tirare somme sulla mia persona sollecitando anche Imane. Ho trovato tanta disumanità, anche nella telecronaca che mi è stata fatta durante il match.
La verità è che non sono stata consigliata proprio da nessuno. La sera prima dell’incontro ero con mio fratello, gli parlavo dei sacrifici per arrivare fino lì, di papà che ci guardava dall’alto, di come mi sarei battuta fino alla fine.
Poi quei due colpi mi hanno messa ko, soprattutto il secondo alla mascella. Di pugni ne ho presi tanti in carriera, ma in quel momento ho sentito il bisogno di fermarmi».

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Non manca però un commento sull’atteggiamento delle compagne di squadra.

«Non parlerei del singolo ma dell’unità della squadra. Nessuna ha teso una mano verso di me. La cosa non mi meraviglia, loro però sanno benissimo chi è la vera Angela, una ragazza che dà battaglia sul ring senza tirarsi mai indietro.

Ma non ho trovato una di loro che abbia detto una frase di incoraggiamento, è la cosa che mi ha fatto più male. Sono persone che non fanno più parte della mia vita».

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